Emailchemy 9.8.3 è la nuova versione di un tool che permette di convertire le e-mail, consentendo di migrare da un programma a un altro con facilità . L’applicazione converte svariati formati proprietari trasformandoli in formati facilmente importabili in qualunque client di posta moderno. Il software è ideale per chi ha la necessità di convertire vecchi archivi, per chi si occupa di analisi forense, per l’importazione in database di archivi di posta elettronica e permette anche di importare la propria posta negli account Gmail.
L’applicazione è multipiattaforma (per Mac, Windows e Linux) e può leggere i formati più impensabili: AOL per Windows (file “PFC”), Claris Emailer, CompuServe Classic, CompuServe 2000, Eudora, Mac OS X Mail, Mozilla, Mulberry, Musashi, Neoplanet, Netscape, Opera, Outlook e Otullok Express per Windows (i famigerati file .PST e .OST), Outlook Express per Macintosh, Outlook Express per UNIX/Solaris, PowerTalk/AOCE per Macintosh, QuickMail Pro, Thunderbird, Yahoo! Mail e qualunque altro applicativo che sfrutta il formato .MBOX tipico degli ambienti Unix-like.
Qualunque formato è convertito in RFC-2822, uno standard per l’archiviazione della posta le cui basi risalgono addirittura al 1973 e che definisce il formato base delle e-mail (consente di rappresentare in modo standard e univoco le intestazioni e il corpo delle email, così come le intestazioni quali “A:”, “Oggetto”, “Da” e “Data:”); dopo aver convertito l’archivio di partenza in questo standard, l’applicazione può esportare in formato “mbox”, in cartelle con file .TXT o .EML, su file .csv (campi separati da virgola), IMAP (per Outlook, Entourage, Mail, Thunderbird) e altri formati ancora.
Il programma costa 29,50$ (licenza individuale). Sono disponibili versioni specifiche per attività professionali e analisi forense. La versione per Mac richiede un Mac con Mac OS X 10.2.6 o superiore, Java 1.4.1 o superiore e 1Gb di memoria RAM. Sul sito del produttore è disponibile una versione dimostrativa che permette di rendersi conto delle potenzialità dell’applicazione.
[A cura di Mauro Notarianni]