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Le autorità fiscali francesi vogliono 600 milioni di euro da Microsoft. Che anche l’azienda di Redmond, come già capitato ad Apple, debba saldare un debito generato mediante tattiche di aggiramento delle norme, lo dicono le autorità del paese transalpino secondo le quali, dice il giornale L’Express. sarebbero state le attività pubblicitarie (legate ad AOL, Bing e Yahoo!) a generare l’infrazione. In particolare Microsoft, anche se ha sede in Francia, lo scorso anno avrebbe versato solo 32.2 milioni di dollari di imposte.
La vicenda ricorda quanto già accaduto con Google. Il fisco d’Oltralpe reclamava la somma di 1,115 miliardi di euro in relazioen al periodo 2005-2010 ma i giudici del tribunale amministrativo di Parigi a luglio di quest’anno hanno stabilito che Big G non è tenuta a esaudire le richieste del fisco non avendo un insediamento stabile nel paese. Secondo i giudici, le sedi irlandesi del gruppo non potevano essere tassate alla stregua di attività presenti in Francia giacché la sussidiaria Google Ireland Limited non aveva un insediamento permanente in Francia attraverso Google France. Si attende ora l’appello. Il ministro Gérald Darmanin ha qualche settimana addietro spiegato che “i giudizi saranno oggetto di una ulteriore analisi approfondita sulla correttezza della giusta tassazione in Francia riguardo l’economia digitale”.
Non solo Microsoft e Google, ma anche Apple, Facebook, Amazon e altre ancora stanno affrontando problematiche simili in virtù delle loro pratiche di “ottimizzazione fiscale”. Tutte sfruttano la sede irlandese per eludere il fisco con un complicato sistemi di travasi (quello che in gergo si chiama “doppio irlandese con panino olandese”, Double Irish with a Dutch Sandwich); uno dei metodi consiste ad esempio nel sfruttare la riangolazione tra una sede irlandese, una olandese e una in un paradiso fiscale (nell quale agli utili d’impresa viene applicata un’aliquota pari a zero).
In Italia Google si è accordata per il pagamento di circa 300 milioni di euro di tasse non versate. La procura di Milano ha contestato ad Amazon una presunta evasione fiscale relativa al quinquennio terminato nel 2014, su un giro di affari da 2,5 miliardi di euro. Amazon, che come sede legale fino al 2015 aveva il Lussemburgo, è accusata di aver evaso tasse nel nostro paese per circa 130 milioni. Apple si è accordata con l’Agenzia delle Entrate per il pagamento di 318 milioni.
Un portavoce del gruppo statunitense per il momento si è limitato ad affermare che l’azienda “agisce in conformità alle leggi e alle regole di tutti i paesi in cui opera, collaborando attivamente con le amministrazioni fiscali locali, nel pieno rispetto della legislazione locale”.