Venerdì si è ufficialmente chiusa l’indagine della SEC sul presunto caso di elusione fiscale da parte di Apple. La Securities Exchange Commission, equivalente della nostrana CONSOB, non ha messo provvedimenti contro Cupertino né prevede ulteriori azioni o indagini nei confronti della multinazionale della Mela.
Per il 2013 Apple prevede di corrispondere in tasse USA una somma di 7 miliardi di dollari, equivalente a un quarantesimo dell’introito complessivo generato dalle tasse societarie negli Stati Uniti. Nella chiusura dell’indagine la SEC ha richiesto ad Apple di inserire nei prospetti informativi per la borsa e per gli azionisti una nota sui possibili rischi derivanti da modifiche nella legislazione fiscale irlandese. Questa nota è ovviamente stata richiesta dalla SEC dopo aver analizzato e verificato l’ingente quantità di denaro conservata da Cupertino all’estero, un patrimonio stimato in oltre 40 miliardi di dollari. La struttura di holding e controllate Apple fuori dagli USA fanno capo ad Apple in Irlanda, paese in cui Cupertino versa il 12,5% di tasse.
Ricordiamo che il controverso caso di elusione fiscale ipotizzato per Apple aveva sollevato una grande eco critica e mediatica questa primavera: lo stesso Tim Cook, insieme ad altri dirigenti di Apple, è stato chiamato a rispondere alle domande difronte a un comitato di indagine del Congresso degli Stati Uniti. Il Ceo di Apple aveva respinto le ipotesi di infrazione spiegando il complesso funzionamento delle holding di proprietà Apple che incassano e gestiscono ricavi e guadagni della vendita dei prodotti Apple per il resto del mondo, guadagni soggetti alla tassazione agevolata del 12,5% in vigore in Irlanda, come poco sopra accennato.
Questi guadagni vengono utilizzati per le operazioni di Apple fuori dagli USA e sarebbero soggetti a una pesante trattenuta fiscale nel momento in cui fosse deciso il rimpatrio Oltreoceano. La chiusura dell’indagine su Apple da parte della SEC conferma che Apple non ha infranto le leggi attualmente in vigore, così come riferito da Cook dinnanzi al Congresso. Apple non ha ha trasferito in paradisi fiscali all’estero brevetti, proprietà intellettuali, personale od operazioni, non ha fatto ricorso a prestiti fasulli tra le holding, non possiede conti o depositi in paradisi fiscali.