Già dopo le prime indiscrezioni sull’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk c’era chi annusava la possibilità di un ritorno sul social network da parte di Trump. E sebbene quest’ultimo abbia già chiarito che per il momento preferisce rimanere sul suo, il Truth Social, l’imprevedibile imprenditore ha già fatto sapere che nel momento in cui la compravendita sarà ultimata, una delle prime cose che farà sarà proprio annullare la sospensione permanente dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America.
Penso che i divieti fondamentalmente minino la fiducia in Twitter, che andrebbe inteso come una piazza cittadina in cui tutti possono esprimere la propria opinione: i divieti permanenti dovrebbero essere riservati esclusivamente ai bot e agli account di truffe e spam.
Quello di Trump è un argomento che viene tenuto in alta considerazione dagli stessi dirigenti dell’azienda, inconsapevoli delle cose che Musk potrebbe cambiare nel momento in cui ne sarà il proprietario. I dipendenti si dicono preoccupati dal fatto che possa invertire molte delle politiche aziendali, specie quelle in materia di fiducia e sicurezza, annullando i progressi compiuti nella lotta agli abusi online e alla disinformazione.
Dal canto suo, Musk ha già spiegato che gli account “distruttivi per il mondo” potrebbero ancora essere puniti con sospensioni temporanee o con la cancellazione dei singoli tweet; tuttavia, spalleggiato anche dal co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey, ritiene che i divieti permanenti «dovrebbero essere estremamente rari».
La società per il momento non ha commentato queste dichiarazioni. Il divieto di Trump, lo ricordiamo, avvenne a seguito dell’insurrezione del 6 gennaio con l’accusa di aver infranto le regole del social network relative all’incitamento alla violenza. All’epoca l’allora CEO Dorsey disse che il divieto permanente costituiva un «pericoloso precedente», ma in quel caso la società era convinta di aver preso la giusta decisione perché trovatasi di fronte a «circostanze straordinarie e insostenibili».
Adesso invece, a seguito dei commenti di Musk, ha definito il divieto di Trump «una scelta commerciale», e ritiene che si debba «sempre rivedere le decisioni aziendali ed evolverle secondo necessità». Musk invece è stato più diretto, definendo il divieto «una decisione moralmente sbagliata» e citando proprio la creazione del Truth Social come prova che il divieto di Twitter non ha avuto l’effetto previsto. Trump come dicevamo per il momento non tornerà su Twitter, anche se l’account verrà sbloccato: «resterà su Truth Social insieme alla gran parte della destra degli Stati Uniti. Il divieto non ha messo fine alla sua voce, anzi, la amplificherà tra i giusti, ed è per questo che introdurlo è stata una mossa completamente stupida».