Elon Musk torna a prendere di mira OpenAI, rilanciando una causa(a cui in precedenza aveva rinunciato contro l’azienda e il suo CEO Sam Altman, sostenendo che OpenAI avrebbe anteposto i profitti e gli interessi commerciali al bene pubblico, contrariamente a quello che – sulla carta – è il suo obiettivo di ricerca: promuovere e sviluppare un’intelligenza artificiale amichevole (friendly AI) in modo che l’umanità possa trarne beneficio.
A riferirlo è il New York Times, spiegando che Musk ora punta il dito contro i cofondatori di OpenAI – Sam Altman e Greg Brockman – affermando che questi ultimi, come accennato, avrebbero violato la missione fondante dell’azienda stessa: sviluppare tecnologia di intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità.
La nuova azione legale è stata presentata lunedì 5 agosto in un tribunale federale della California del Nord e nella documentazione si legge che Altman e Brockman avrebbero “assiduamente manipolato Musk” con interpretazioni distorte, promettendo che OpenAI sarebbe stata “sicura e più trasparente di alternative orientate al profitto”. Nella citazione, si afferma ancora che la garanzia di una struttura senza fini di lucro è stata il gancio di quello indicato senza mezzi termini come “un raggiro a lungo termine” da parte di Altman.
Non è la prima volta che Musk prende di mira OpenAI. Quest’ultima azienda, lo ricordiamo, fu fondata nel 2015 da Altman, Brockman e Musk stesso. Elon Musk si è dimesso nel 2018 dal consiglio di amministrazione, per “un potenziale futuro conflitto di interessi” con la IA di Tesla per le automobili a guida autonoma (ma era rimasto come donatore).
Tra gli aspetti in precedenza contestati da Musk, la decisione di OpenAI di non rendere open source GPT-4. A non essere gradita è anche la collaborazione con aziende come Microsoft, che ha più volte finanziato la startup con diversi miliardi di dollari (un miliardo di dollari nel 2019 e altri 10 miliardi di dollari nel 2023) e ha ottenuto accordi esclusivi. La Casa di Redmond continua a essere il partner più importante per OpenAI; quest’ultima non può fare a meno della potenza di elaborazione lato server e del cloud storage di Microsoft, accordi che valgono miliardi di dollari.
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