Per chi se lo sta ancora chiedendo, togliamo subito qualunque dubbio: riuscire ad ottenere su smartphone lo stesso effetto sfocato o lo stesso bokeh che possiamo ottenere con una fotocamera full frame, APS-C o MFT è impossibile.
L’impossibilità non è dovuta all’incapacità dei produttori ma da semplici leggi ottiche: un sensore da 1/3 pollici di diagonale, come quello che equipaggia iPhone rende impossibile ottenere l’effetto sfocato contando sulla tecnologia delle lenti. Per riuscirci bisognerebbe sviluppare un obiettivo con un’apertura (pensiamo a un f/0.3 o /f0.2 per essere più drastici), che occuperebbe metà dello spazio di iPhone 7, trasformandolo in un mattone portatile, come mostrato da quest’immagine esagerata simulata di Petpixel.
Apple (e qualunque altro produttore di smartphone) deve quindi correre ai ripari ed offrire una soluzione che simuli l’effetto sfocato e l’effetto bokeh attraverso il software, e così ha fatto, introducendo la modalità ritratto, capace di imitare questo particolare tipo di scatto, e che arriverà su iPhone 7 Plus attraverso un aggiornamento software.
Anche 9to5Mac ha, come noi in precedenza, avanzato alcuni dubbi sulle reali capacità della funzionalità di sfocatura introdotta da Apple, che al momento sembrano limitate solo alla modalità ritratto e agli scatti in cui il soggetto è un volto umano. Non è chiaro inoltre se l’effetto sfocato possa essere utilizzato anche dalle applicazioni di terze parti o se sarà un funzionalità solo della fotocamera di iOS.
https://www.macitynet.it/le-fotocamere-di-iphone-7-e-iphone-7-plus-tutte-le-novita/
In ogni caso, a un attento esame la simulazione software appare evidente, soprattutto in uno scatto mostrato da Phil Schiller durante la presentazione, in cui il soggetto è stato sapientemente posto davanti ad uno sfondo che simula esso stesso un possibile effetto bokeh, con risultati alquanto discutibili. Basta paragonare questo scatto a un altro in cui è presente un bokeh “vero” per coglierne l’importante differenza.
La soluzione di Apple è inoltre lungi dall’essere innovativa: la simulazione dell’effetto sfocato è già stata introdotta da altri attori del settore, come HTC e Huawei, che l’hanno implementata già da anni nelle fotocamere dei loro dispositivi; a questo si aggiunge anche Google, che lo ha fatto con la sua applicazione Google Fotocamera, disponibile su tutti i Nexus a partire dal Nexus 5.
Nelle soluzioni di Google, Huawei e HTC l’effetto sfocato può essere applicato a qualunque soggetto (non solo ai visi), può essere applicato successivamente allo scatto e controllato nell’intensità, aspetto che non è detto sia presente anche nella modalità di scatto presentata dalla Mela.
L’intuizione di Apple è stata probabilmente quella di legare questa funzionalità, in precedenza applicata via software ad un’ottica standard con lunghezza focale equivalente a 28-30 mm, ad un’ottica con lunghezza focale da 56mm, già più orientata ai ritratti, agevolando così la simulazione dell’effetto sfocato già in fase di composizione.
Sarà interessante capire se Apple sarà in grado di controllare le irregolarità software e ottenere un effetto simulato il più simile possibile a quello che potrebbe essere ottenuto otticamente.
In conclusione possiamo dire che per il momento i produttori di DSLR e di mirrorless possono dormire sonni tranquilli, ma sarebbe meglio per loro farlo con un occhio sempre aperto e puntato sulle innovazioni software.
Probabilmente arriverà un giorno in cui il software sarà in grado di simulare in maniera soddisfacente effetti che oggi possono essere ottenuti solo via hardware, scatenando così una rivoluzione fotografica pari a quella avuta nel passaggio fra l’analogico e il digitale.