Dopo Neil Young, è Edgar Bronfman Jr, presidente di Warner Music Group, ad intervenire a Dive Into Media, esprimendo i suoi personali giudizi sul rapporto fra il mercato musicale e le soluzioni tecnologiche disponibili attualmente.
Secondo Bronfman c’è solamente un’azienda al momento capace di offrire un vera strategia di distribuzione dei contenuti, ed è Apple, nonostante il manager ammetta di non amare particolarmente le soluzioni di storage online, offerte anche da Apple, ma di preferire accordi per la vendita diretta, come nel caso dell’iTunes Music Store.
Buono il giudizio sull’emergente Spotify, cui si collega per evidenziare la rilevanza che la musica in streaming assumerà nei prossimi anni, settore che si conferma trainante e per nulla tendente a cannibalizzare le vendite vere e proprie.
Diverso invece è il giudizio su Google Music definito un ossimoro. A parere del responsabile di WMG Google deve “decide se avere o meno una piattaforma di contenuti”, sebbene tale affermazione sia un po’ criptica e poco chiara nella sua formulazione.
E’ probabile che Bronfman si riferisca alla fatto che Google, a differenza di Apple e Amazon, tenga attualmente il piede in due scarpe: le ricerche online e il canale di distribuzione musicale. Se il secondo può essere considerato a tutti gli effetti una piattaforma per la distribuzione di contenuti, il primo lo è solo in maniera indiretta e nemmeno concordata, viste le continue pressioni in sede di negoziazione da parte dell’industria discografica nella rimozione di contenuti “pirateschi” dai risultati di ricerca.
In questo contesto appare evidente l’esortazione finale: “L’industria tecnologica sa quello che sta facendo. L’industria dei contenuti sa anch’essa cosa sta facendo. […] Dobbiamo decidere cosa vogliamo fare insieme”. La via dunque resta quella delle negoziazioni.