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Ecco perché Tyson vs Paul ha messo sotto pressione lo streaming

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C’è una importante differenza che non dobbiamo mai dimenticare fra le tecnologie analogiche e quelle digitali che funzionano da “sistema nervoso elettrico” dell’umanità, come diceva Marshall McLuhan, cioè da mass media. Il punto è semplice: una emittente televisiva o una radio analogica trasmette le sue onde sul territorio sempre con la stessa potenza non importa in quanti si colleghino ad ascoltare. Invece, un server per lo streaming può andare KO se ci sono troppe persone collegate. Non a caso gli attacchi Ddos fanno proprio questo. La tecnologia in questo caso fa tutta la differenza del mondo.

La notte del grande crash

Sessantacinque milioni di persone collegate simultaneamente hanno messo a dura prova l’infrastruttura di Netflix durante il match Tyson-Paul. Un numero che ha superato persino gli ascolti delle partite NFL del giorno del Ringraziamento, che si fermano a trenta milioni di spettatori. Molti utenti hanno sperimentato una qualità video ridotta ai minimi termini, con momenti in cui sembrava di essere tornati all’era dei modem a 56K. L’audio è sparito a più riprese, la risoluzione è crollata a livelli da primi anni Duemila. C’è chi, sveglio alle prime ore del mattino ancora immerso nel buio, ha ricordato i “francobolli” di QuickTime o RealPlayer che trasmettevano streaming poco più grandi di una icona di oggi.

Il sito Downdetector ha registrato oltre centomila segnalazioni di malfunzionamenti durante la diretta. I social network sono stati inondati di lamentele, con gli hashtag #NetflixCrash e #unwatchable in tendenza per ore. Persino le interviste a bordo ring sono state compromesse, con il leggendario Evander Holyfield (leggendario per gli appassionati di boxe americani) che non riusciva a sentire le domande dei commentatori. La situazione ha raggiunto livelli paradossali quando il microfono del proprietario dei Dallas Cowboys, Jerry Jones, è morto proprio mentre stava lodando la partnership con Netflix.

L’economia di scala dello streaming

Non è una forma di giustizia poetica del mondo analogico dei boomer (che Mike Tyson rappresenta appieno) contro quello degli youtuber Millennials (come il suo antagonista). È semplicemente una questione di economia di scala. Il modello economico dello streaming si basa su un delicato equilibrio tra costi fissi e variabili. I server devono essere dimensionati per gestire i picchi di traffico, ma questo significa avere un’infrastruttura sovradimensionata per la maggior parte del tempo. I costi crescono linearmente con il numero di spettatori, a differenza della televisione tradizionale. L’equazione economica diventa sempre più complessa man mano che aumenta il pubblico.

Netflix ha investito miliardi nell’infrastruttura di distribuzione globale negli ultimi anni. La piattaforma dispone di una rete di server distribuiti in tutto il mondo, le cosiddette CDN (Content Delivery Network), per avvicinare i contenuti agli utenti. Ma anche questa architettura ha mostrato i suoi limiti quando milioni di persone si sono collegate contemporaneamente per vedere lo stesso contenuto in diretta.

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La resilienza del broadcast tradizionale

La televisione tradizionale continua a gestire senza problemi eventi di portata mondiale. Il Super Bowl raggiunge regolarmente i centoventi milioni di spettatori senza un singolo intoppo tecnico. Le Olimpiadi vengono trasmesse a miliardi di persone nel mondo attraverso un’infrastruttura collaudata da decenni. Il segnale analogico non deve preoccuparsi del numero di ricevitori sintonizzati.

Sarebbe perfetto, se non fosse che non durerà ancora a lungo. Infatti, il futuro è chiaramente digitale, con le nuove generazioni che abbandonano sempre più la TV tradizionale. Netflix negli Usa si sta preparando a trasmettere le partite NFL nel giorno di Natale, una sfida che richiederà ulteriori investimenti nell’infrastruttura. La piattaforma dovrà dimostrare di aver imparato la lezione del match Tyson-Paul.

La sfida tecnologica del live streaming

Il problema è che questo tipo di grandi architetture di streaming sono state pensate per la distribuzione di eventi pre-registrati, di cassetta, e non per i media event in tempo reale. Gli eventi in diretta rappresentano la sfida più grande per le piattaforme di streaming. Non c’è possibilità di pre-caricare i contenuti sui server distribuiti, ogni frame deve essere codificato e distribuito in tempo reale. La latenza diventa un fattore critico, specialmente per eventi sportivi dove anche pochi secondi di ritardo possono rovinare l’esperienza.

La qualità di adattamento, che modifica dinamicamente la risoluzione del video in base alla connessione disponibile, è stata la valvola di sfogo durante il match. Molti spettatori sono stati passati d’imperio dai sistema da una qualità HD a una risoluzione che ricordava i primi tempi di YouTube. Una soluzione di compromesso che ha permesso di mantenere attivo il servizio, ma che ha mostrato i limiti dell’infrastruttura attuale.

È un problema? Sì, certo che lo è. Le difficoltà tecniche hanno un impatto diretto sulla percezione del brand e sulla fidelizzazione degli utenti. Netflix ha costruito la sua reputazione sulla qualità del servizio e sulla facilità d’uso. Gli eventi live rappresentano una nuova frontiera che richiede competenze e investimenti specifici.

Senza contare che il mercato degli eventi sportivi in streaming è destinato a crescere nei prossimi anni. Amazon Prime Video trasmette già partite di NFL e Champions League, Apple TV+ ha iniziato con la Major League Baseball. Ci sono vari campionati con diritti da acquistare per poterli ritrasmettere. La stessa Dazon segue le logiche dello streaming e non del broadcast, come Sky. E di problemi ne ha avuti già tanti. Eppure, vincono loro. La competizione si giocherà non solo sui diritti ma anche sulla capacità di garantire un’esperienza di visione all’altezza delle aspettative.

Le soluzioni per il futuro

La soluzione, secondo gli streamer, è più tecnologia. L’industria sta lavorando a nuove tecnologie per migliorare la distribuzione dei contenuti live. L’edge computing promette di avvicinare ancora di più l’elaborazione agli utenti finali. Il 5G potrebbe offrire una capacità di banda sufficiente per gestire milioni di connessioni simultanee ad alta qualità. Il 6G sta cominciando a fare capolino come “bacchetta magica”, “tonico per qualsiasi male” che risolve tutti i problemi.

Ma la vera sfida resta economica: come giustificare gli enormi investimenti necessari per gestire eventi che durano poche ore? La risposta potrebbe arrivare da modelli ibridi che combinano streaming e broadcast tradizionale. Sky in Europa sta già sperimentando questa strada per i grandi eventi sportivi.

Sia come sia, il match Tyson-Paul ha rappresentato un importante stress test per l’infrastruttura dello streaming globale. Le difficoltà tecniche hanno evidenziato come la strada per sostituire completamente la televisione tradizionale sia ancora lunga. Netflix e gli altri giganti dello streaming dovranno trovare il giusto equilibrio tra investimenti tecnologici e sostenibilità economica.

Il futuro degli eventi live passerà inevitabilmente dallo streaming, ma servono ancora innovazioni tecnologiche e modelli di business più robusti. La vecchia televisione ha ancora qualcosa da insegnare quando si tratta di raggiungere milioni di spettatori contemporaneamente. La sfida per le piattaforme digitali è replicare quella affidabilità mantenendo i vantaggi dell’interattività e della personalizzazione che solo il digitale può offrire.

La prossima grande prova arriverà con le partite NFL nel giorno di Natale. Netflix avrà l’occasione di dimostrare di aver imparato la lezione e implementato le necessarie migliorie all’infrastruttura. Gli occhi del mondo dello streaming saranno puntati su questo evento, che potrebbe segnare un punto di svolta nella capacità delle piattaforme digitali di gestire grandi eventi live. Il futuro dell’intrattenimento di massa è in gioco.

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