L’idea di uno smartphone modulare risulta, almeno sino a oggi, piuttosto fallimentare. Ci ha provato perfino Big G, con il suo Project Ara, non andando al di là di qualche prototipo e avendo generato soltanto hype, sfumato poi in un nulla di fatto. Ci ha provato anche LG, che ha rilasciato LG G5, risultato un flop in termini di vendite.
A spiegare il perché il modulare ha fallito, ci pensa Motorola, come notato Ubergizmo. E’ bene, anzitutto, precisare che il progetto Ara è stato inizialmente gestito proprio da Motorola, quando ancora la società era di proprietà Google, prima di essere venduta a Lenovo. Sulla base di ciò si è, dunque, espresso Stephen McDonnell, Senior Manager per l’ecosistema Moto Mods Ecosystem, che tendenzialmente ha rimarcato un approccio totalmente sbagliato. Secondo il dirigente, infatti, Google ha ideato il terminale focalizzando l’attenzione solo sulla tecnologia, su cosa si può tecnicamente fare, ma non pensando a quello che l’utente e il consumatore desiderano realmente. In altre parole, Project Ara poteva dar prova di cosa la tecnologia consente, ma di fatto all’utente poco o nulla sarebbe cambiato.
McDonnell aggiunge, inoltre, che Ara poteva essere uno smartphone interessante per gli sviluppatori, ma non per i consumatori. Allo stesso modo, anche l’approccio tentato da LG era sbagliato secondo il dirigente. Questo perché, ogni qual volta l’utente avesse voluto cambiare modulo, è costretto a spegnere il proprio terminale. Ecco perché Motorola ritiene invece di aver operato correttamente con i Mods Moto, che permettono di ampliare le funzioni del dispositivo, senza spegnere il telefono:
La gente non vuole lasciare i Mods montati per tutto il tempo, ma solo quando li si utilizza. Si sta andando a una partita di cricket, si mette su il modulo Hasselblad per un paio d’ore, si scattano alcune foto, e poi lo si toglie di nuovo
Macitynet ha testato i Moto Mods, insieme a Moto Z; trovate la recensione direttamente a questo indirizzo.