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Ecco come il fumetto è diventato digitale

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Quando pensiamo ai fumetti, l’immagine è quella dei grandi maestri che con la matita tracciano i segni delle vignette sulle tavole, lasciano lo spazio per i baloon che verranno riempiti con i testi scritti dai letteristi, e poi agli inchiostratori e coloristi che trasformano il tratto leggero nel fumetto vero e proprio. Un processo analogico, decisamente artigianale, soprattutto quando le produzioni contano molte tavole, come accade nel caso del formato Bonelli, che ha poco meno di 100 tavole per numero di Dylan Dog o Tex.

In realtà, con l’avvento del digitale, tutto questo è cambiato. Dai tempi della colorazione digitale, resa celebre nel mercato dei supereroi dalla casa editrice Image, nel settore manga dalla prima versione occidentale di Akira (Katushiro Otomo) e da altre sperimentazioni, di acqua sotto i ponti ne è passata. Sino ad arrivare ai webtoon e alle produzioni per i social. Come ci ha detto Gianluca Costantini, uno dei più importanti artisti europei per il settore dei graphic novel durante un incontro al Comicon 2023 di Napoli, la fiera del fumetto e cultura pop che si è svolta a Napoli dal 27 aprile al 1 maggio, il digitale ormai è in tutto e per molte cose, dopo trent’anni di mestiere, sostituisce la carta e il matita per mandare via subito le cose sugli strumenti digitali.

Ma la storia è molto più complicata, anche perché di modi per disegnare e tipi di fumetti ce ne sono tantissimi, molto diversi tra di loro. Per capire come funziona il rapporto dei disegnatori oggi con il digitale, abbiamo chiesto ad Andrea Fiamma, critico della nona arte per varie testate (Fumettologica, Linus e il quotidiano Domani) di spiegarci qual è lo stato dell’arte per quanto riguarda quello che Steve Jobs definiva l’incrocio tra la tecnologia e l’arte. Fiamma ha anche scritto sull’argomento un lungo articolo molto esaustivo.

Ecco come il fumetto è diventato digitale

I disegnatori oggi sono diventati tutti digitali?

No. Dipende dal settore. Nel graphic novel la metà è grossomodo passata al digitale o usa tecniche ibride. Per la serialità, dipende dai casi: i disegnatori Marvel e DC fanno moltissimo in digitale, ma ad esempio chi lavora per Bonelli fa per la maggior parte cose su carta. Poi, intendiamoci, alla fine diventa tutto digitale perché la produzione degli albi e dei libri passa fisiologicamente dalla creazione dei PDF per la stampa. Per i giapponesi invece ormai si è standardizzato l’uso del digitale da una decina d’anni. E nel loro caso ha influito molto sul segno che si è standardizzato ancora di più, perché è un mercato dove la velocità conta tantissimo e dove c’erano stuoli di assistenti che oggi sono diventati filtri del computer.

Ecco come il fumetto è diventato digitale

Quali strumenti si usano

Tavoletta digitale Wacom come la Cintiq, e quindi il PC o il Mac da studio. Abbondantemente più diffuso il Mac tra i disegnatori. L’uso di prodotti come il tablet di Apple, cioè l’iPad, con la Apple Pencil, è relativamente limitato perché il livello di dettaglio che si può raggiungere è ancora limitato. Alcuni si trovano bene ma non arriva ancora allo standard qualitativo per le produzioni ufficiali e soprattutto alla facilità di gestione dell’uso del personal computer. Ci sono disegnatori che fanno il bozzetto iniziale, il layout della tavola, a mano oppure su iPad e poi passano al computer. Però la complessità e ricchezza di opzioni dei software su Mac o Pc è ancora superiore (pennelli, layer e via dicendo).

Ecco come il fumetto è diventato digitale

Quali vantaggi offre il digitale?

Innanzitutto un vantaggio di tempo e di comodità: si fa prima e come mi disse un disegnatore, si fa dappertutto, anche dal divano. Poi, si possono fare tantissimi tentativi, cambiamenti, versioni diverse. Alcuni disegnatori che non sono bravi a inchiostrare (questa è un’arte a parte) con la tavoletta possono fare da soli e anche molto velocemente. Ma la cosa fondamentale è la velocità e plasticità del lavoro: non devi fare correzioni con le pecette, non devi lavorare con i sistemi complessi che si facevano una volta per rifare le cose. Un autore impegnato su un numero di Thor, ad esempio, non sapeva che in quell’episodio il dio della Marvel aveva un costume diverso perché impegnato in un crossoover con gli Avengers, e quindi ha potuto correggere al volto solo quella parte senza dover ridisegnare tutte le tavole.

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Questo è un vantaggio anche per il resto della filiera?

La filiera produttiva cambia quando ci sono le scadenze molto serrate perché gli autori che partono dal digitale possono girare il layout al letterista che mette già lo spazio dei baloon nelle tavole e ci lavora come un layer separato, che verrà aggiunto poi fondendo i due file, senza perdite di tempo.

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Che fine ha fatto il disegno analogico, allora?

Viene ancora utilizzato soprattutto dai disegnatori più tradizionalisti. Ma c’è anche un aspetto economico molto importante per alcuni disegnatori, perché possono in un secondo tempo vendere le tavole o i disegni delle copertine, che sono una fonte di reddito importante nel settore. Comunque, in generale, il gusto della tavola disegnato a mano è rimasto anche per chi sfrutta il passaggio degli storyboard con il digitale o per i layout. Fanno gli storyboard, li stampano in azzurro (che poi non si vede nella stampa) e cambiano tipo di carta a seconda del tipo di inchiostrazione.

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Ma quali sono gli svantaggi del digitale?

È vero che fa andare più veloce ma puoi cambiare all’infinito, puoi aggiungere dettagli senza fine e a dimensioni sempre più piccole: alla fine diventa una tana del bianconiglio che magari in stampa non si vedono o addirittura vengono impastati e mal definiti. Inoltre, alcuni autori meno artisti di quelli più quotati, che lavorano comunque nel mainstream, usano dei tool. Ad esempio per le prospettive, per avere personaggi sullo sfondo, per creare scenari che poi riciclano, per la posizione dei personaggi con le silhouette preconfezionate. Il disegno del fumetto vive di inquadrature e quindi di gabbie della prospettiva, e questo diventa un elemento meccanico e non più legato alla capacità tecnica del disegnatore. Il digitale colma un gap di competenze e di talento. E questo non è una buona cosa, secondo me.

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Cosa succederà con l’intelligenza artificiale? È la fine del fumetto fatto dai disegnatori?

La macchina potrà sostituire le competenze ma non potrà sostituire il cuore dell’artista. Probabilmente quello che vedremo sarà un classico esempio di quel fenomeno che i sociologi chiamano “remediation”, la rimediazione. L’intelligenza artificiale nel fumetto creerà lo spazio per nuovi prodotti automatici e spingerà gli artisti verso nuove forme ancora più autoriali di produzione. Sicuramente non assisteremo al predominio degli sceneggiatori, che non possono ancora fare a meno dei disegnatori e dovranno lavorarci ancora per molto tempo.

Un’ultima domanda: a Comicon abbiamo visto che il Magister di quest’anno è stato un grande artista Disney e non solo, Giorgio Cavazzano. Ma lui, lavora in digitale?

No. Lui è un autore modernissimo ma che disegna ancora come si faceva una volta. È questo, alla fine, è parte del suo fascino.

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