A prima vista sembra una di quelle questioni che i nostri nonni definivano di “lana caprina”: iPhone è uno Smartphone – un telefono intelligente, come altri presenti sul mercato – o qualcosa di diverso? Se lo chiede AbiResearch, cerca di analizzare i punti di forza e le debolezze del prodotto di Apple annunciato ma non ancora commercializzato.
Proprio questo è il punto che lascia perplessi e invita alla prudenza: come si fa a parlare di qualcosa che ancora non c’è? Noi, come moltissimi altri organi d’informazione – sia ben chiaro – lo abbiamo fatto e non ne siamo stati particolarmente legittimati solo per il fatto che lo abbiamo potuto provare in anteprima per un breve momento: l’iPhone ancora non c’è e non è detto che tutte le caratteristiche annunciate (o quelle non ancora dette) saranno tali da non cambiare le carte in tavola.
Il punto è questo: alcune cose si sanno, e cercando di ragionare su quello, informando poi con puntualità su quanto Apple lascia capire con il contagocce attraverso la presentazione di Steve Jobs, i rapporti con la stampa e il sito web, qualcosa si può dire. Fare previsioni sugli apparecchi per l’Europa – che potrebbero ad esempio avere caratteristiche fondamentalmente diverse da quelli annunciati per gli Usa, come Umts, WiMax e nessun Sim Lock – invece non è credibile.
L’operazione di AbiSearch in realtà un punto di interesse ce l’ha. Parte dal presupposto che una cosa dichiarata da Steve Jobs durante il suo keynote sia effettivamente tale nei termini con i quali è stata generalmente recepita: l’iPhone sarà una macchina chiusa. Nel senso che il suo sistema operativo, per quanto versione ridotta di MacOs X per adattarlo al tipo di apparecchio, non consentirà all’utente di installare quel che preferisce se non passando attraverso un – per ora solo ipotizzato dai commentatori – negozio dentro iTunes che venderà applicazioni aggiuntive.
Ecco, il ragionamento di AbiSearch è più o meno questo: l’iPhone non è uno SmartPhone, un telefono intelligente, perché non sta dentro alla definizione base di SmartPhone, cioè quella che dice che si tratta di un apparecchio dotato di un suo sistema operativo in cui l’utente può installare applicazioni di terze parti. Si tratta di una definizione che è stata molto utile per differenziare gli smartphone dagli altri apparecchi telefonici più “convenzionali”, ma che nel caso dell’iPhone si rivela come limitante ed esclusiva. In pratica, l’iPhone è molto di più.
Nessuno SmartPhone sinora ha avuto a disposizione lo stesso sistema operativo di un computer, con l’eccezione di quelli – peraltro pochissimi – basati su Linux. Nessuno Smartphone ha avuto la potenza e la capacità di essere utilizzato esplicitamente come tre apparecchi in uno (telefono, iPod e strumento per navigare e gestire la posta). Nessuno Smartphone, insomma, ha l’ambizione di volare tanto in alto quanto vuole fare l’iPhone.
Questo è il suo punto di forza: Apple vuole reinventare il telefono partendo da una nuova categoria che nessuno sinora aveva mai coperto se non parzialmente. In quel senso, nonostante il tallone d’Achille del rapporto con il provider telefonico (una scelta troppo limitativa dal lato della connettività “oscura” buona parte del lavoro di Apple sull’hardware e sul software), l’operazione secondo gli analisti può essere vista anche da questo angolo: l’iPhone, come l’iPod prima, entra in un mercato praticamente vergine, dove i pochi predecessori – Creative là e Linux qua – avevano fatto poco o niente. Adesso, bisogna vedere se riuscirà con l’iPhone a rifare quel che ha già fatto con l’iPod.
Senza dimenticare una frase che Steve Jobs ha detto, tra l’altro, all’inizio del suo keynote: questo sarà un grande anno per il Mac, ci saranno nei prossimi mesi delle novità straordinarie. Ma di queste, come ha detto Jobs, se ne parlerà più avanti.