Jef Raskin odiava Apple con tutte le sue forze. Perché non riusciva a smettere di amarla. Lo scienziato americano, uno dei geni meno compresi e meno sfruttati del nostro secolo, aveva lottato come un leone per portare avanti le sue idee. Ma la capacità di mettere in corto circuito il mercato spettava ad altri, per la precisione a Steve Jobs. Che, partendo dal lavoro di Raskin (come anni prima era partito da quello di Steve Wozniak), aveva avuto la forza e la visione necessarie e rendere il Macintosh quello che è diventato nel tempo: una rivoluzione dell’informatica.
Jef Raskin era nato il 9 febbraio del 1943, si era laureato e specializzato in matematica, filosofia e computer scienze un po’ a New York e un po’ alla Pennsylvania State University. Assistente professore a San Diego, alla Università della California, nel 1978 era entrato come impiegato numero 31 alla allora semi-sconosciuta Apple Computer di Cupertino.
Tra le decisioni storiche che prese, da un lato quella di assumere un personaggio chiave per la storia di Apple, Bill Atkinson, e dall’altra quella di far partire un progetto pensato in alternativa a Lisa, ovverosia il Macintosh. Basato sull’idea proveniente dallo Xerox Parc, il centro di ricerca di eccellenza di Palo Alto, di utilizzare l’interfaccia a finestre, icone e guidata dal mouse, fu lui – secondo quanto dichiarato più volte – a preparare le persone di Apple, Steve Jobs compreso, alla visita che avrebbe cambiato il destino della casa di Cupertino.
Ma la fortuna del progetto Macintosh non sarebbe rimasta legata a Raskin. Uno Steve Jobs in crisi di controllo e autorità all’interno di Apple, appena quotata in Borsa, fu la causa del passaggio di consegne del progetto Maintosh. Divenuto un progetto di Jobs, il ruolo di Raskin divenne sempre più marginale sino a che lo scienziato non abbandonò Apple, non senza però aver dato una personale “firma” che rimane indelebile sino ad oggi in casa Apple: il nome del prodotto più famoso e soprattutto il mouse a un bottone (mentre lo Xerox Parc aveva un modello mutuato da Engelbart a tre bottoni).
La vita di Raskin fuori dalla Apple è stata sicuramente meno “illuminata” dai riflettori ma piena di soddisfazioni nella ricerca e nella realizzazione di prodotti. Nel 1987 realizzò un apparecchio che non ha mai visto la luce in Italia, il Canon Cat, finalizzato all’uso come word processor.
Negli ultimi anni Raskin era tornato a concentrarsi sul lavoro relativo alle interfacce “pure” o teoriche. Il progetto che aveva sviluppato all’interno del mondo open source, THE, The Humane Environment, stava portando avanti un modello innovativo di realizzazione del rapporto tra l’uomo e la macchina. Uno degli strumenti di maggior valore è lo Zooming User Interface, o ZUI, realizzato all’interno del progetto.
Trovate una dettagliata biografia in italiano di Raskin nell’appositazione sezione di AppleMuseum.
Nell’immagine in alto: il saluto di GeekCulture/JoyOfTech a Jef.