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È finita la festa? Facebook (quasi) cancella i pasti gratuiti

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È finita la festa. All’orizzonte, dopo due anni di lavoro da casa, c’è un rientro con un cambiamento epocale. Forse non ci saranno mai più pasti gratuiti, lavanderia gratuita, parrucchiere gratuito, visite mediche e altri omaggi, benefit e forme di offerta. Non si torna ancora a pagare la mensa per Facebook, ma viene ritardato l’orario ad arte in maniera tale che chi usa la navetta (una percentuale ampissima soprattutto dei più giovani dipendenti dell’azienda) non possa approfittarne per portarsi a casa scatole e scatole di cibo gratuito. La crisi, tra covid e guerra, ma anche il cambiamento profondo nel mondo dell’advertising digitale e della monetizzazione selvaggia degli utenti fanno pensare che forse ci si sta preparando a un mondo nuovo in cui è meglio cominciare a tagliere sulle spese “inutili”. È la nuova cultura aziendale di Facebook e non solo, come racconta il New York Times.

Quando si parla di cultura aziendale si intendono molte cose, diverse tra loro. Quello che si dimentica è che c’è un’intenzione, più o meno consapevole, dietro tutte le manifestazioni di un’azienda, grande o piccola che sia. Negli anni Novanta e poi duemila Google e poi Facebook accelerarono sulla “caccia al talento” e cominciarono a offrire tutti i benefici possibili e immaginabili per i futuri dipendenti (tutti preferibilmente dotati di dottorato di ricerca).

Sale giochi, aree ricreative, scivoli tipo lunapark, parrucchiere, massaggi, corsi di ginnastica, una mensa spettacolare con pasti gourmet assolutamente gratuita. Venne fatto tutto con lo specifico scopo di dare una sensazione di discontinuità rispetto ai “vecchi” della Silicon Valley e attrarre i talenti, appunti. La ricaduta è stata che poi, ancora oggi, gli ambienti di lavoro delle aziende straniere e italiane vengono “infantilizzati” per creare spazi “casalinghi” e “confortevoli” con scelte che in realtà scimmiottano una precisa strategia: ricreare l’ambiente di un campus universitario con tutti i perks, i benefici gratuiti che si possono immaginare per un nerd informatico, dal cabinet di Space Invaders al Calciobalilla.

mensa

Tutta un’altra cultura rispetto, ad esempio, a quella di Apple. Che ha decisamente creato sia nella “vecchia” sede che in quella nuova spazi per le persone e una mensa stratosferica, ma l’ha sempre tenuta a pagamento, come tradizionalmente accade negli Stati Uniti, paese dove non esistono i ticket restaurant o i servizi mensa per contratto nazionale.

La redazione di Macitynet nell’ultimo ventennio è andata più volte negli Usa e ha visitato Apple come molte altre aziende hi-tech della Silicon Valley e di altre parti degli Stati Uniti. Abbiamo visto tutte le mense possibili e immaginabili e possiamo serenamente dire che quella di Apple è stata a lungo una delle migliori se non la migliore in assoluto, e questo non solo per partigianeria e amicizia verso i tre dirigenti italiani che l’hanno gestita per due decenni, Francesco, Aldo e Gino (nell’epoca Tim Cook le cose sono lentamente cambiate in termini di personale ma certamente non di qualità). Apple ha una mensa straordinaria che è sempre stata a pagamento. E questo per esplicita volontà di Steve Jobs.

Al riguardo del quale c’è anche aneddoto riportato dal giornalista americano Steven Levy in uno storico articolo per Wired intitolato Oral History of Apple’s Infinite Loop e che riguarda in particolare Scott Forstall, all’epoca delfino di Steve Jobs, il quale racconta:

Ogni volta che mangiavo con Steve lui insisteva per pagare anche per me, cosa che pensavo fosse un po’ strana. Anche se entravamo insieme e lui sceglieva qualcosa di veloce come il sushi, che era già pronto, e io ordinavo una pizza nel forno a legna, mi aspettava alla cassa per 10, 15 minuti. Mi sentivo sempre a disagio. Alla fine gliel’ho detto: “Sul serio, Steve, posso pagare il mio pranzo da solo. Per favore, non stare lì ad aspettarmi.” Mi rispose: “Scott, non capisci. Sai che paghiamo strisciando il badge e poi la somma viene detratta dal tuo stipendio? Beh, io vengo pagato solo un dollaro all’anno! Ogni volta che passo il badge ci danno un pasto gratuito!” Ecco, questo è il multimiliardario che tirava fuori soldi dall’azienda da lui fondata, pochi dollari alla volta.

Torniamo a Facebook. Seguendo le informazioni fornite dal New York Times, infatti, si apprende che “Meta, la società madre di Facebook, venerdì, secondo sette dipendenti dell’azienda che hanno parlato in condizione di anonimato, ha detto ai dipendenti che stava tagliando o eliminando servizi gratuiti come lavanderia e pulitura a secco e stava spostando l’orario di cena (gratuito) dalle 18:00 alle 18:30». Lo spostamento di orario non è secondario: «La nuova ora di cena è un inconveniente perché l’ultima delle navette dell’azienda che portano i dipendenti da e verso le loro case lascia l’ufficio alle 18:00. Questo renderà più difficile per i lavoratori fare scorta con scatole di cibo da asporto che tradizionalmente portano nei frigoriferi di casa».

Conclude i New York Times che: «I cambiamenti potrebbero essere un colpo di avvertimento per i dipendenti di altre aziende che si preparano a tornare in ufficio dopo due anni di pandemia di coronavirus. Google, Meta e altri hanno da tempo offerto coccole speciali come cure mediche in loco, buffet di sushi, negozi di caramelle e poltrone a sacco per attirare e trattenere i migliori talenti, che rimangono un vantaggio enorme nel settore tecnologico». Tutto questo, adesso, potrebbe essere arrivato alla fine.

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