Tutto avremmo immaginato ma mai di vedere sfruttati meccanismi di DRM (Digital Rights Management) per la carta delle stampanti. Eppure è stato fatto. Lo fa notare Cory Doctorow – consulente, blogger, scrittore di narrativa e attivista – in un articolo per l‘Electronic Frontier Foundation (EFF) spiegando che Dymo (azienda nota per stampanti per etichette e stampanti industriali) ha inserito meccanismi di DRM nelle nuove etichettatrici, con tecnologia RFID presente sui rotoli che impedisce l’uso di etichette di terze parti.
“I nuovi rotoli di etichette integrano una trappola”, scrive Doctorow: “un microcontroller RFID che esegue l’autenticazione con l’etichettatrice per attestare di avere comprato le costose etichette di Dymo e non quelle dei competitor. Il chip esegue il conto alla rovescia delle etichette man mano che si stampano (impedendo di trapiantare al volo un generico rotolo di etichette)”. L’obiettivo è ovviamente quello di impedire l’uso di etichette di terze parti, obbligando gli utenti ad acquistare etichette e consumabili di Dymo per tutto il ciclo di vita del prodotto.
I modelli che sfruttano meccanismi DRM sonoad esempio le Dymo 550 e Dymo 5XL, stampanti da scrivania termiche di piccole dimensioni, utili per creare indirizzi e altre etichette.
Poiché la sezione 1201 del Digital Millennium Copyright Act (legge USA sulla proprietà intellettuale) pone il divieto per i consumatori di aggirare i sistemi antiaccesso, prevedendo sanzioni per chi prova a modificare software e firmware di determinati dispositivi, Doctorow suggerisce di acquistare stampanti dello stesso tipo di altri produttori quali Zebra o MFLabel, spiegando a chi ha già acquistato le nuove etichettatrici di Dymo che può alla lunga risparmiare comprando una nuova stampante di un produttore concorrente, grazie al costo inferiore delle etichette generiche. Per assurdo, sulle nuove etichettatrici non è neanche possibile usare le vecchie etichette vendute dalla stessa Dymo….