DuckDuckGo: tutti ormai parlano dell’emergente motore di ricerca che vuole sfidare Google a colpi di privacy e che sembra almeno in parte riuscirci visto il netto incremento di traffico degli ultimi mesi, soprattutto dopo la sua inclusione fra le opzioni di ricerca su iOS e OS X.
Si tratta sempre di cifre contenute rispetto al dilagante numero di ricerche quotidiane cliccate su Google, ma la curiosità nei confronti di questa piccola realtà che si presenta con un simpatico nome mutuato da un tradizionale gioco per bambini USA (Duck Duck Goose) e con meccanismi rispettosi della privacy, ci ha convinti ad abbandonare volontariamente Google per una settimana e a testarlo nell’uso quotidiano.
Ce l’abbiamo fatta a sopravvivere una settimana senza Google? continuate a leggere per scoprirlo.
DuckDuckGo: anche in italiano
Nato nel 2008, DuckDuckGo oggi impiega un ventina di persone, un numero ridicolo se pensiamo alle decine di migliaia di impiegati da Google. Nonostante l’esiguo numero di persone al lavoro, il motore di ricerca si fa forte di una struttura che potremmo definire di “crowdsourcing”: ad alimentare risultati e tecnologia ci pensano le risorse esterne, che siano persone o algoritmi.
La maggior parte dei risultati di ricerca mostrati sono estrapolati da oltre 50 fonti esterne, sfruttando ad esempio le tecnologia di Yahoo Search BOSS, Wikipedia, Wolfram Alpha, Bing e lo stesso crawler proprietario, DuckDuckBot. I risultati sono selezionati in modo da offrire la miglior selezione possibile in base alla ricerca.
Per noi italiani le cose vanno meglio di quanto possiamo pensare: l’interfaccia è totalmente localizzata, è presente la funzione di auto-completamento per la lingua italiana ed è possibile scegliere anche di limitare i risultati con localizzazione italiana, anche se nella maggior parte dei casi testati sono emerse differenze trascurabili.
Assente invece l’opzione di “instant search” cui Google ci ha abituato da qualche anno, che ci permette di vedere la pagina dei risultati popolarsi già durante la digitazione della chiave di ricerca. Opzione utile ma non indispensabile.
DuckDuckGo: Instant Answer
Grazie alle sue numerose fonti, DuckDuckGo offre fra le sue caratteristiche le Instant Answer, ovvero la possibilità di ottenere informazioni specifiche in maniera immediata già nella pagina dei risultati. Si tratta dell’equivalente del Knowledge Graph di Google e permette di rispondere in maniera istantanea a richieste come “meteo a Milano” o “film con Robert DeNiro”, visualizzando la risposta già nella parte alta dello schermo.
Il limite di DuckDuckGo rispetto a Google è in questo caso duplice: da una parte Google spesso offre molte più informazioni per specifiche chiavi di ricerca, probabilmente grazie ad un “knowledge graph” più esteso. Questa superiorità è schiacciante in alcuni ambiti, come ad esempio alcune ricerche locali, dove Google Maps offre molte più informazioni rispetto all’integrazione di DuckDuckGo con OpenStreetMaps; per altre ricerche invece il divario è del tutto assente.
Il secondo limite riguarda noi italiani: per ottenere alcune Instant Awser su DuckDuckGo sarà necessario digitare una ricerca in lingua inglese. Per esempio “meteo milano” non restituirà alcuna risposta, ma sarà necessario cercare “weather milano” per avere le previsioni del tempo nel capoluogo lombardo.
DuckDuckGo: Bangs
La seconda funzione interessante sono i “bangs”: digitando il punto esclamativo seguito da una specifica stringa di caratteri sarà possibile effettuare ricerche da DuckDuckGo su altri siti, e ottenere come risultato diretto la pagina dei risultati di ricerca del sito in questione.
Ad esempio digitando “!!w Apple!” si otterrà la pagina di Wikipedia dedicata ad Apple; cercando “!a Apple” si apriranno direttamente i risultati di ricerca per la parola chiave “apple” su Amazon. Esistono centinaia di “bangs”, ognuno con la sua abbreviazione, ed è anche possibile crearne di nuovi in base alle esigenze.
Nel complesso è una funzione abbastanza utile perché consente di effettuare ricerche su altri siti in maniera immediata e diretta, risparmiando diversi click.
DuckDuckGo: Privacy
La terza, ma forse la più importante caratteristica di DuckDuckGo – almeno sulla carta – è il rispetto per la privacy. Non per niente lo slogan dell’azienda è “Il motore di ricerca che non ti traccia”: diversamente da quanto fanno Google, Yahoo o Microsoft, DuckDuckGo dichiara di né tracciare, né profilare l’attività di ricerca degli utenti, che continueranno a navigare il motore in forma anonima, senza il salvataggio nemmeno dell’indirizzo IP.
L’uso dei cookie è limitato allo stretto necessario e l’unica forma di archiviazione è una cronologia generale delle ricerche, limitata però solo ai termini di ricerca in forma anonima.
Questa caratteristica, oltre ad essere apprezzata da chi non vuole essere tracciato nelle sue ricerche online, è utile anche per evitare la cosiddetta “filter bubble”. Google e gli altri motori infatti restituiscono risultati personalizzati in base alle ricerche precedenti, mostrando un risultato o un altro anche a seconda delle ricerche e dei click effettuati in precedenza.
Ciò può essere un bene nel caso in cui Google sia in grado di suggerici davvero risultati che ci interessano personalmente, ma può essere un male se l’algoritmo di ricerca non rispecchia le nostre intenzioni, tenendoci ostaggi di una sorta di “bolla” di filtraggio all’interno della quale i risultati delle ricerche non sono più neutrali ma mediati e dalle interpretazioni delle nostre intenzioni elaborate dall’algoritmo di Google.
Per fare un esempio pratico, immaginiamo di aver eseguito più volte la ricerca “ristorante” e di aver cliccato nella maggior parte dei casi su link di ristoranti vegetariani. Cercando in seguito “ristorante Milano” Google potrebbe decidere di proporci come primi risultati i ristoranti vegetariani di Milano, basandosi sulle nostre ricerche precedenti.
DuckDuckGo non tiene traccia invece delle nostre ricerche e nella stessa situazione ci proporrebbe semplicemente i ristoranti di Milano.
Quale delle due soluzioni è migliore? dipende. Probabilmente un vegetariano troverà più comodo avere subito a disposizione ristoranti che rispondano alle sue esigenze, ma non è detto che l’utente invece voglia semplicemente una lista di ristoranti a Milano, a prescindere dal tipo di cucina.
DuckDuckGo: abbandonare Google?
Nella nostra settimana di prova non abbiamo quasi mai sentito la mancanza di Google: DuckDuckGo si è mostrato un sostituto più che efficace e sono stati rari i casi in cui chi scrive ha dovuto rivolgersi a Google per trovare ciò che stava cercando.
La superiorità di Google in alcuni risultati, grazie soprattutto alla sua potenza di fuoco rappresentata dalla pletora di servizi offerti che spuntano come funghi all’interno della maggior parte delle ricerche, è talvolta evidente: nel 99 per cento dei casi però DuckDuckGo ha raggiunto lo scopo, soddisfacendo le nostre esigenze
Probabilmente però la domanda fondamentale da porsi non è se DuckDuckGo sia migliore o peggiore di Google; piuttosto il quesito è: ci sono buone ragioni per passare da Google a DuckDuckGo?
A parere di chi scrive al risposta è no.
Oggigiorno i motori di ricerca offrono più o meno tutti lo stesso grado di accuratezza. Paradossalmente se domani ci svegliassimo e scoprissimo che Google è scomparsa, la cosa non avrebbe un grande impatto nelle nostre vite da navigatori. Bing, DuckDuckGo e Yahoo saprebbero sostituire Google e, pur con alcune differenze, oggi tutti i motori di ricerca sono in grado di fornirci risultati rilevanti che cerchiamo.
Negli anni 90, invece, ai tempi di AltaVista e HotBot, la situazione era ben peggiore: a volte era davvero difficile trovare ciò che si stava cercando ed anche individuare semplicemente un sito ufficiale senza conoscere la URL poteva essere un’impresa ardua.
L’arrivo sul mercato di Google cambiò tutto perché Google era in grado di offrire un livello di accuratezza ed affidabilità nettamente superiore alla concorrenza, mai visto prima.
Oggi non è più così: Bing, DuckDuckGo e Yahoo non offrono nulla più rispetto a Google, non c’è nessuna “killer application” che faccia realmente la differenza e che convinca milioni di internauti ad abbandonare Google e a migrare su un altro servizio.
In questa prospettiva DuckDuckGo tenta di giocare la carta della privacy, considerata in questo caso la killer application del servizio. A parare di chi scrive però si tratta di una tematica che sfiora solo marginalmente gli utenti, in particolare la minoranza che ritiene la privacy un bene irrinunciabile, forse più per questioni di principio che per ragioni pratiche.
Personalmente chi scrive non ha nulla in contrario nell’essere tracciato da Google o da Apple o da Amazon, se questo può portare benefici in termini economici e pratici, ricevendo ad esempio offerte e sconti: si decide perciò di rinunciare consapevolmente ad una parte della propria riservatezza in cambio di vantaggi economici.
C’è chi invece preferirà restare nell’anonimato anche in rete e il rispetto della privacy garantito da DuckDuckGo rappresenterà davvero una killer application; per tutti gli altri però potrebbe essere (anche inconsapevolmente) una ragione insufficiente per spingere le persone ad abbandonare un marchio ormai consolidato come Google per una nuova realtà molto promettente ma ad oggi non in grado di apportare alcun beneficio concreto all’esperienza di ricerca. Di sicuro non finché la privacy resterà un aspetto marginale per la stragrande maggioranza dei navigatori.
La sola speranza di diffusione del motore di ricerca alternativo è riuscire ad occupare specifici presidi oggi appannaggio di Google (ad esempio stringendo accordi con portali e servizi), oppure essere acquistato davvero da un colosso, Apple, per esempio, come suggerito da qualcuno.
In conclusione non possiamo che fare i complimenti a DuckDuckGo, e sperare che trovi lo spazio che senza dubbio merita, ma che potrebbe non avere occasione di trovare.