Come abbiamo riportato stamattina, nei giorni passati ci sono state polemiche in seguito alla scoperta di alcune funzionalità attivate dal client Dropbox durante l’installazione del software omonimo su OS X, funzioni attivate all’avvio del sistema senza esplicitamente avvisare l’utente o meglio, ingannando l’utente presentando una finestra simile a quella con la richiesta di nome utente e password dell’utente amministratore, lasciando intendere che è il sistema operativo a chiedere questi dati e non l’applicazione per la gestione del servizio di file hosting.
La questione non è nuovissima e già da luglio il sito AppleHelpWriter sta indagando sulla questione cercando di capire perché viene attivato un servizio nella sezione Accessibilità nella sottosezione Privacy delle Preferenze di Sistema. Dopo la pubblicazione del nostro articolo (qui trovate tutti i dettagli sulla vicenda), un portavoce del communications team di Dropbox ci ha scritto spiegando che “Dropbox, come altre applicazioni, richiede permessi aggiuntivi per integrarsi con il sistema e attivare determinate funzionalità”.
“Il sistema operativo sul dispositivo dell’utente” si legge ancora nella mail ricevuta dalla nostra redazione, “potrebbe chiedere di indicare la password come conferma”. “Dropbox non visualizza o riceve queste password. Segnalazioni di meccanismi di spoofing o sistemi per catturare le password dell’utente, sono assolutamente false”. “Ci rendiamo conto che avremmo dovuto fare un lavoro migliore, comunicando in che modo tali permessi sono usati e stiamo lavorando per migliorare tutto ciò”.