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Doppia fotocamera Huawei P9, ecco come funziona

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Huawei P9  se ha una peculiarità che suscita curiosità e attenzione è la doppia fotocamera. Questa tecnologia, che Macitynet ha messo alla prova in un primo test questa mattina, pare destinata a diventare una soluzione di larga adozione tra i principali produttori di telefoni che puntano molto sulle funzioni di scatto fotografico. Apple stessa, lo ricordiamo, la adotterà per iPhone 7 e a questo scopo ha fatto “shopping” sul mercato acquistando aziende e tecnologie in grado di implementarla e sfruttarla al meglio. Nell’attesa che i pesi massimi, Apple e Samsung soprattutto, entrino nell’arena della doppia fotocamera, può sicuramente essere interessante sapere come funziona e quali sono le soluzioni che ha adottato l’azienda cinese per tentare di migliorare la qualità fotografica del suo smartphone.

Non è detto che le scelte di Huawei corrispondono necessariamente a quelle che adotteranno Apple e la sua principale rivale, ma esplorare l’orizzonte pò sicuramente aiutare ad aprire l’orizzonte e a comprendere meglio come si muove il mercato.

Sensore monocromatico e sensore a colori

La caratteristica principale del sistema fotografico del nuovo smartphone è la presenza di due moduli fotografici diversi, il primo dotato di un sensore in grado di catturare le immagini a colori ed il secondo invece specializzato nella ripresa di immagini in bianco e nero.

La presenza del sensore dedicato al bianco e nero non nasce per scattare immagini in bianco e nero ma per supportare il sensore a colori in una ripresa dell’immagine il più accurata possibile. La scelta di Huawei dunque non è quella di dedicare la doppia fotocamera a riprese in 3D o a soluzioni di post-focus, ma incentrata sul miglioramento della qualità d’immagine.

Senza scendere in complessi tecnicismi, un sensore monocromatico è in grado di catturare più informazioni sulla luce rispetto ad un sensore a colori. Questo perché un sensore in bianco e nero non presenta l’ormai diffuso filtro a schema Bayer, ovvero il sistema utilizzato dalla maggior parte dei sensori moderni per recepire le informazioni cromatiche, ma che contribuisce a degradare parzialmente l’accuratezza delle informazioni luminose percepite da un sensore, riducendo la possibile qualità d’immagine, soprattutto per quanto riguarda i micro contrasti, i dettagli e la nitidezza dell’immagine. Insomma, senza il filtro a schema Bayer, il sensore invece può solamente sulla cattura dell’ informazione luminosa nuda e cruda, restituendo maggiori dettagli nell’immagine.

sesnore bianco e nero e colori-1

Su questa caratteristica Leica ha sviluppato da alcuni anni la sua Leica, che di Huawei è un partner nell’impresa del telefono con doppia fotocamera, con la sua M Monochrom, fotocamera dotata di un sensore capace di riprendere immagini solo in bianco e nero e che si è dimostrato estremamente efficiente in questo ambito rispetto ai rispettivi modelli Leica M a con sensore cromatico.

Quel che succede nel’Huawei P9 è che mentre un sensore è impegnato a ricostruire le nuance cromatiche dell’immagine, il sensore monocromatico è in grado di restituire maggiori dettagli e nitidezza. Secondo Huawei la sua fotocamera è capace di catturare il 270 per cento in più di luce di un iPhone 6S, e il 70 per cento in più di luce di un Galaxy S7.

Sistema di autofocus multiplo, ottiche Leica e simulazioni software

La doppia fotocamera del Huawei P9 nasconde poi altre caratteristiche interessanti: dispone di modalità multiple di messa a fuoco, combinando tecnologie di laser focus, triangolazione e rilevazione di fase, a seconda della distanza del soggetto e dalle difficoltà nell’interpretare la scena, tre metodologie che dovrebbero garantire performance e rapidità nell’agganciare il “fuoco” al meglio.

Huawei ha migliorato anche il software che governa il comparto fotografico, simulando il bokeh (l’effetto sfocato ottenibile solitamente sulle fotocamere più evolute) riuscendo a restituire immagini che tentano di riprodurre alcune caratteristiche solitamente accessibili a dispositivi fotograficamente più “potenti”.

 

huawei p9 fotocamera-2

 

Le lenti sono marchiate Leica, seppur si tratti semplicemente di ottiche “certificate” Leica, ovvero non realizzate realmente dal brand tedesco ma sviluppate secondo alcuni standard accertati da Leica. Difficile dunque pensare che i questo caso il coinvolgimento del marchio tedesco apporti profondi vantaggi tecnologici aldilà di una “occidentalizzazione” del prodotto, aspetto comunque da non sottovalutare per un marchio come Huawei, che ambisce a togliersi di dosso il marchio, non sempre qualificante in Europa e USA, di “azienda cinese”

Come Huawei affronta le limitazioni “fisiche”

Come anticipato scelte fotografiche di Huawei sono interessanti e degne di analisi non solo perché potrebbero anticipare caratteristiche che forse saranno disponibili su iPhone 7 (benché non sappiamo se anche Apple deciderà per due moduli fotografici di cui uno monocromatico), ma soprattutto per individuare come il mercato della telefonia sta tentando di offrire agli utenti più esigenti performance fotografiche che fino ad oggi restano “off-limits”.

Nella loro corsa al miglioramento del comparto fotografico i produttori di smartphone, Apple inclusa, si scontrano con ostacoli invalicabili: gli smartphone, con le tecnologie attuali e tradizionali, non potranno mai scattare immagini paragonabili a quelle di una mirrorless o di una DSLR, semplicemente per ragioni dettate dalle dimensioni del sensore.

Doppia fotocamera Huawei P9

Per ottenere un drastico miglioramento delle fotografie, migliorando la gamma dinamica o introducendo un bokeh degno di tale nome, sarebbe necessario inserire all’interno degli smartphone sensori più generosi, ed è impensabile concepire sensori Micro Quattro Terzi, APS-C o addirittura full frame all’interno dei sottili ed esili telai degli attuali cellulari, cui andrebbe aggiunto anche l’ingombro di un’ottica adeguata

Le invalicabili limitazioni fisiche vanno dunque aggirate con scorciatoie e stratagemmi, come appunto quelli di introdurre una doppia fotocamera per migliorare la qualità dell’immagine e nuovi interventi software per simulare il bokeh, ottenuto non più grazie alle leggi dell’ottica ma con un algoritmo di calcolo.

Al momento la strada sembra quella giusta sebbene il traguardo appaia comunque ancora lontano.

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