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Hollywood: «Blocco DNS ai siti che diffondono film pirata»

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I meccanismi anti-pirateria sul web seguono tipicamente due percorsi: attaccare i server che distribuiscono i materiali (es. eliminare filmati che circolano su YouTube e simili, chiudere siti che distribuiscono illegalmente il materiale come ad esempio The Pirate Bay) o, in alternativa, rendere più difficile individuare i siti che distribuiscono link o materiale illegale eliminando le loro tracce dai motori di ricerca. Da alcuni documenti riservati in circolazione in queste ore, si apprende che la potente MPAA (Motion Picture Association of America), associazione che promuove gli interessi degli studi cinematografici, avrebbe ideato un controverso meccanismo che consentirebbe di eliminare l’individuazione di siti sospetti. Il target dei legali dell’associazione è il Domain Name System (DNS), il sistema utilizzato per la risoluzione di nomi dei nodi della rete (host) in indirizzi IP e viceversa, una sorta di elenco telefonico che indica per ogni sito l’indirizzo IP corrispondente.

La tattica proposta non è nuova ed era parte dello Stop Online Piracy Act (SOPA), una proposta di legge presentata nel 2011 che permetterebbe ai titolari di copyright statunitensi di agire direttamente per impedire la diffusione di contenuti protetti. Sopa è rimasto per troppo tempo in discussione presso la commissione giustizia del Congresso degli Stati Uniti e la MPAA lavora con Internet service provider come Comcast per comprendere l’efficacia del sistema.

La censura dei DNS potrebbe impedire la diffusione di siti con contenuti illegali ma essere allo stesso tempo una minaccia alla spina dorsale di Internet. Se da una parte è vero che il meccanismo potrebbe in alcuni casi impedire la diffusione di siti che distribuiscono materiale illegale, chi deciderà cosa è illegale e cosa non lo è? Chi decide quali sono i siti da bloccare? Secondo quali meccanismi? Le società che offrono servizi di DNS potrebbero essere ritenute responsabili della diffusione di link illegali, alla stregua di quanto accade su YouTube quando un utente carica filmati con audio/video illegale.

Per molti provider ciò potrebbe diventare un incubo ma il tutto potrebbe essere perfettamente inutile giacché gli utenti più smaliziati saprebbero come aggirare il problema (usando DNS alternativi, indicando direttamente gli indirizzi IP nel browser o altri meccanismi ancora). Come sempre chi studia questi pseudo meccanismi di protezione, non si rende conto di quanto siano sproporzionati, potenzialmente pericolosi per la libertà d’espressione e senza nessun reale vantaggio oggettivo per il mercato.

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