Donald Trump invita a boicottare iPhone e lo fa usando un iPhone. L’ultima trovata del controverso candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Unit, arriva a margine della vicenda sull‘ordine giudiziale che richiede a Cupertino un aiuto per sbloccare l’iPhone 5c usato da uno degli attentatori della strage di San Bernardino.
Trump fin dall’inizio si era schierato con il governo affermando che Apple è arrogante e deve cedere alle richieste delle autorità. E ora si lancia in una vera e propria campagna: «Boicottate Apple fino a quando non divulgheranno quelle informazioni” ha detto Trump nel corso di una manifestazione della campagna elettorale a Pawleys Island (Carolina del Sud) sostenendo di avere improvvisato la sua iniziativa
A rendere ironica la vicenda è che la campagna è stata poi da lui stesso riportata su Twitter usando un iPhone. E Trump aveva usato sempre un iPhone prima dello stesso comizio a Pawleys Island. Successivamente, forse conscio della gaffe, lui o il suo staff ha pubblicato un Tweet in cui ammette di usare iPhone ma anche dispositivi Android. Infine ha ripetuto il concetto, questa volta usando un Samsung.
L’udienza Apple-Fbi è stata intanto fissata per il 22 marzo. Tra i nuovi endorsement per Apple, c’è anche quello del New York Times che in un editoriale ha definito “comprensibili” gli obiettivi dell’ente investigativo ma spiegando anche che Apple “sta facendo la cosa giusta sfidando la decisione della corte che richiede di ottemperare” al suo ordine.
“La Costituzione e le leggi nazionali” si legge nell’editoriale, “limitano le modalità con le quali gli investigatori e i magistrati possono raccogliere le prove”. Viene citato un caso del 1977 riguardante la New York Telephone Company in cui la Corte suprema stabili che il governo non può costringere terze parti non coinvolte in crimini ad assistere le forze dell’ordine se questo comporta “oneri non ragionevoli”, in altre parole quello che accadrebbe se la Mela dovesse creare il software che consente di sboccare l’iPhone dell’attentatore.
Il quotidiano spiega che tutto questo porterebbe a un “effetto che va al di là dello sblocco di un solo iPhone” giacché’ i tribunali potrebbero usare lo stesso software in altre indagini o ordinare di crearne di nuovi per soddisfare nuove necessità. Secondo il Nyt, gli investigatori hanno altri mezzi per raccogliere prove, ad esempio il sequestro dei dati memorizzati su iCloud e su Gmail.