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Trump: «Costringerò Apple a fare i suoi dannati computer e l’altra roba in USA»

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«È necessario riportare il lavoro nel nostro Paese, costringerò Apple ad abbandonare la Cina e produrre i suoi dannati computer e l’altra roba qui». Questa la nuova proposta del candidato alle primarie del partito repubblicano per la presidenza degli USA, Donald Trump.

Trump si è esercitato in considerazioni, evidentemente considerate “alla moda”, sul mondo della tecnologia nel corso della giornata di ieri, durante un comizio alla Liberty University in Virginia. Tra i mille argomenti affrontati, il magnate che nel corso della sua campagna, tra le altre cose, ha promesso di impedire ai musulmani (indipendentemente dalla loro razza e nazionalità) di entrare negli Stati Uniti, ha solleticato il nazionalismo degli Statunitensi promettendo «di fare grandi di nuovo gli USA» vista «la gente incredibile che abita il nostro paese» e tra le idee più incisive per riuscire nell’impresa ce ne sarebbe una in particolare: «quello che faremo – ha detto Trump alla folla in estasi – sarà obbligare Apple a fare i suoi dannati (sic NDR) computer e l’altra roba (ancora sic NDR) in questo paese invece che in altri paesi».

Accenti e precisione nell’informazione, oltre che competenza in materia di IT, denotano se non altro una indiscutibile coerenza di Trump con quanto affermato anche in un recente passato. Solo lo  scorso mese il miliardario con la chioma più riconoscibile di tutta l’imprenditoria americana, si riprometteva infatti «di chiudere Internet» chiedendo aiuto a Bill Gates. Allora Gates era un nome famoso usato da Trump per alzare l’attenzione su una tematica, la lotta al terrorismo; oggi è Apple l’altro nome roboante, funzionale ad attirare l’attenzione sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Peccato che come Gates fosse solo uno slogan, visto che Gates oggi conta pochissimo e Microsoft non ha più un ruolo primario nell’evoluzione dell’IT (e anche se ce l’avesse non potrebbe mai chiudere Internet e anche se potesse non lo farebbe mai per le ragioni capitalistiche che muovono la filosofia stessa di Trump), anche il nome di Apple e la promessa di riportare nelle fabbriche USA i “dannati computer della Mela e l’altra roba» sia solo un ballon d’essai, impossibile da realizzare.

Donald Trump

Non c’è una legge che potrebbe costringere Apple o qualsiasi altra azienda americana a spostare la maggior parte della sua produzione negli Stati Uniti e se qualcuno volesse promulgarla, sarebbe fulminato nelle sue intenzioni da quello stesso capitalismo arrembante e liberismo totale che Trump sostiene di voler difendere.

Oltre a questo, come spiegò lo stesso Tim Cook nella puntata di “60 minutes” dello scorso mese, la ragione per cui Apple non produce negli USA non riguarda il lato economico della cosa – tra cui prevale certamente il costo inferiore dei salari – ma è piuttosto legato alle competenze che i lavoratori possiedono. In Cina infatti si concentra più che in altre nazioni una moltitudine di competenze professionali che gli Stati Uniti hanno invece smesso di costruire da molto tempo.

C’è infine da considerare il fatto che, anche se ci fossero tutte queste condizioni, la maggior parte delle materie prime oltre che gli impianti di assemblaggio, si trovano comunque all’estero, il che renderebbe impossibile o costosissimo spostare in ogni caso la produzione completa negli Stati Uniti. Per non parlare del fatto che un operaio americano guadagna, forse, dieci volte quel che guadagna un operaio cinese; in pratica non solo Apple, ma qualunque azienda che fosse costretta a tornare negli USA perderebbe immediatamente di competitività, oppure sarebbe costretta a decimare i margini.

Apple, d’altro canto, può permettersi di produrre il Mac Pro negli USA, ma per il semplice fatto che si tratta di un prodotto che può essere realizzato a piccoli volumi per la bassa richiesta, oltre al fatto che le sue tecniche di assemblaggio sono quasi totalmente automatizzate, cosa che invece non si può al momento dire per iPhone, iPad, MacBook e gli altri prodotti della società di Cupertino.

In definitiva, a meno che non riesca ad innsecare un cambiamento radicale nel sistema di istruzione americano e parallelamente cambiare anche la legislazione del paese, le promesse di Donald Trump sulla “roba” che costruisce Apple, resteranno folkore, buono solo per aizzare il popolo repubblicano e convincerlo a votare per lui per le prossime primarie del partito

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