L’ardua approssimazione dei numeri non può cogliere la sinuosa elasticità della geometria curva. Pi Greco, o ? nell’alfabeto utilizzato per convenzione nell’assegnare valori tra le altre cose agli angoli e alle costanti, è un numero di cui le prime 64 cifre decimali sono 3,14159 26535 89793 23846 26433 83279 50288 41971 69399 37510 58209 74944 592 e che rappresenta il rapporto tra la circonferenza e il diametro di un cerchio.
E’ un numero magico, simbolico, cabalistico, in qualche maniera un po’ folle, degno quasi di Borges o forse sarebbe stato Borges ad essere quasi degno di lui, se l’avesse voluto o potuto inserire – chessò – nella sua biblioteca di Babele.
Il Pi Greco è un numero senza fine: ne sono state pronunciate a memoria, secondo il Guiness dei primati, 67.890 decimali dallo studente cinese di chimica Chao Lu nel 2005. Gli ci vollero 24 ore e passa per farlo, e chi lo registrò investì 26 cassette per la videoregistrazione per documentare l’opera. Una follia. Una santa follia.
Gli anglosassoni scrivono la data premettendo il mese al giorno. Cos’, il 14 marzo (domani) diventa “March 14th”, ovvero 3-14. A seguire, c’è un 1, che si può facilmente assimilare alle ore una. Poi, un 59, cioè il cinquantanovesimo minuto dell’ora. Poi, 26 secondi. Poi, una pletora di centesimi. Accontentiamoci di quelli in qualche modo percepibili, cioè i primi 535. Dietro, l’universo incalcolabile sino alla fine ma presente. Perché le curve non sono come le rette, e i loro rapporti sono qualcosa di impossibile da racchiudere in una formula geometricamente retta.
Ben venga però quell’attimo fugace. Convenzionale tanto quanto sono convenzionali tutti i valori assegnati dall’uomo all’infinito esercizio di equilibrio del creato, a metà tra fisica e metafisica. Scusate, ma è tale l’emozione di sapere che la costante si sta per manifestare, in un attimo unico e perfetto seppur convenzionale, che la mente vacilla e le parole scorrono libere. Vìve le Pi-Grecò!