“Con il suo caratteristico girocollo nero e i blue jeans, l’immagine di Steve Jobs era onnipresente. Ma chi era l’uomo sul palco davanti a quei giganteschi iPhone? A cosa si può attribuire il dolore che tante persone in tutto il mondo hanno provato alla sua morte?”. A questi interrogativi, come riporta la redazione di iTunes, cerca di rispondere il documentario Steve Jobs: L’uomo nella macchina firmato dal regista Alex Gibney, che si può ordinare in anteprima sullo Store: il film documentario si potrà vedere a partire dal 28 novembre scaricandolo da iTunes al prezzo di 13,99 euro.
Oltre ad essere un’indagine critica su Jobs genio e tiranno, “Steve Jobs: L’uomo nella macchina” è il racconto di alcuni aspetti della vita del cofondatore di Apple, momenti sui quali molti biografi non si sono soffermati, come ad esempio lo scandalo della pratica di un sostanzioso pacchetto di stock options retrodatate a un produttore di Pixar o la vicenda del prototipo di iPhone trovato in un bar e comprato da Gizmodo. Alex Gibney, in un’intervista a Variety, ha spiegato che il documentario “offre un’interpretazione complessa della vita di Jobs”, molto più articolata rispetto a progetti cinematografici e documentaristici precedenti che hanno messo al centro l’icona di Cupertino. “All’inizio del mio lavoro, pensavo a Jobs come a un inventore – ha detto Gibney -. Ma ora, concluso il lavoro, ho cambiato idea. Steve Jobs era un narratore, un cantastorie dell’età del computer che ha saputo conquistare le persone. Ma non tutte le storie che raccontava erano vere”.
“Il film – prosegue la redazione di iTunes – è uno schietto resoconto della leggenda di Apple attraverso interviste con alcune persone che sono state vicine a Jobs in vari momenti della sua vita. Steve Jobs: L’uomo nella macchina è un evocativo ritratto del retaggio che ha lasciato, e del rapporto che tutti noi abbiamo con il computer. Svela il grande mito che egli ha deliberatamente costruito attorno alla sua figura, e fa un bilancio di quanto è rimasto dei suoi valori, che tuttora sono alla base della cultura della Silicon Valley”.