Non spetta ad AGCOM scrivere nuove regole per il diritto d’autore online, sostituendosi al Parlamento ed ai Giudici Ordinari. Questa l’opinione di ANSO (Associazione Nazionale Stampa Online), FEMI, (Federazione Media digitali indipendenti) e Open Media Coalition che hanno impugnato dinanzi al TAR del Lazio il Regolamento relativo alla tutela e promozione del diritto d’autore online, varato nelle scorse settimane dall’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.
Il ricorso al tribunale amministrativo, fa seguito ad un provvedimento molto contestato anche sul fronte politico in base al quale l’AGCOM è di fatto autorizzata a sanzionare, anche con la chiusura, un sito che viene segnato per infrazione al diritto d’autore e senza ricorrere ad un giudice ordinario. Successivamente questa norma è stata precisata e mitigata, ma resta la possibilità da parte di Agcom di dare disposizioni per la cancellazione dell’accessibilità di un sito, il che secondo le associazioni che ricorrono al Tar, è inaccettabile.
«Nessuno – si legge nel blog di Anso – intende mettere in dubbio l’importanza della tutela del diritto d’autore né vuole garantire l’impunità ai ladri di proprietà intellettuale ma il rispetto della legalità, della costituzione e delle libertà fondamentali viene prima di tutto. Non spettava ad AGCOM scrivere nuove regole per il diritto d’autore online, sostituendosi al Parlamento ed ai Giudici Ordinari ai quali la legge sul Diritto d’autore attribuisce la giurisdizione esclusiva in materia di proprietà intellettuale, prevedendo, peraltro, anche la possibilità per i titolari dei diritti di chiedere ed ottenere provvedimenti d’urgenza assolutamente analoghi a quelli che l’Authority si è ora attribuita il potere di emanare al posto dei giudici»
Le tre associazioni si dicono «convinte che non si possa tutelare una categoria di diritti, calpestandone altri. La libertà di informazione, il diritto al giudice naturale, il diritto ad un giusto processo ed ad un giusto procedimento sono, tutti principi che, sfortunatamente, AGCOM ha scelto di ignorare. Che lo abbia fatto per una buona causa non vale a rendere meno grave quanto accaduto e, soprattutto, a rendere legittimo il Regolamento. L’applicazione delle disposizioni contenute nel provvedimento varato dall’Authority, peraltro, pone sulle spalle di tutti gli imprenditori che maneggiano contenuti digitali online macroscopici oneri e responsabilità attraverso i quali, di fatto, si trasferisce integralmente in capo a questi ultimi – che non sono né ladri né pirati – il costo dell’antipirateria».
La parola passa ora ai Giudici amministrativi e potrebbe, poi, passare ai Giudici della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e, forse, anche a quelli della Corte Europea dei diritti dell’uomo.