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I primi giorni di Facebook e Zuckerberg, tra follia e determinazione

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Pignolo, imprevedibile e con una buona dose di aggressività, anche se capace di gestire l’azienda in un modo del tutto non convenzionale e in un’atmosfera informale e forse anche rilassata. E’ il dipinto che Noah Kagan, impiegato numero 30 di Facebook, fa dei primi momenti del social network e del suo fondatore Mark Zuckerberg, nel suo libro ‘How I Lost $170 Million: My Time as #30 at Facebook’, auto pubblicato e disponibile sul suo sito OkDork.com.

Kagan fu assunto nel 2005 e nove mesi dopo licenziato, senza poter monetizzare la sua quota di azioni che oggi ammonterebbe a circa 170 milioni di dollari. Che sia o no influenzato da questo elemento (nel frattempo ha fondato diverse aziende, tra le quali AppSumo, che offre servizi per il mercato delle app), Kagan non è molto tenero nei confronti di Zuckerberg (allora solo ventitreenne). Ad esempio raccontando dei suoi bizzarri metodi motivazionali: « Ti veniva vicino brandendo una katana e minacciava di tagliarti la testa nel caso il sito avesse perso utenti. Oggi mi chiedo dove diavolo l’abbia trovata quella spada», dice Kagan, secondo quanto riporta il Wall Street Journal.

Un altro aneddoto che riporta è un suo scatto d’ira conto un ingegnere che non avrebbe fatto un buon lavoro: «gli lanciò dell’acqua sul computer – dice Kagan -. Ci spaventammo, ma nessuno si fecemale».
Eppure non sono solo le note negative a comporre il quadro dell’ex dipendente numero 30. Ad esempio Kagan sottolinea la lucidità con la quale Zuckerberg riusciva a individuare gli obiettivi e la costanza con la quale li portava avanti. «In quegli anni non avevamo altro scopo se non aumentare l’utenza – racconta -.

Una volta proposi di vendere biglietti per eventi sul sito, ma l’idea venne bocciata. Crescere era la sola cosa che importava». Il tutto in un contesto quanto meno informale. Ad esempio sulle pareti dei bagni c’era un enorme grafficto con una signorina impegnata su una toilette. Murales che fu cancellato dopo una visita di un investitore. «I dependenti erano molto liberi. Ognuno poteva fare praticamente tutto quello che voleva». Questo strano connubbio di efficientismo e di libertà Kagan lo racconta come «Un incrocio tra “Il Signore delle mosche” e una scuola vecchio stile della Silicon Valley».
Zuckerberg

 

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