Eventuali provvedimenti UE contro Apple potrebbero rappresentare “un precedente indesiderabile”. È il dipartimento del Tesoro USA a lanciare quella che appare come una non troppo velata minaccia di ritorsioni contro Bruxelles
La vicenda cui si riferisce l’autorità americana è quella nota. Entro poche settimane la Commissione europea dovrebbe prendere decisioni sulla questione della presunta elusione fiscale chiedendo ad Apple di versare tasse arretrate che nell’ipotesi peggiore potrebbero arrivare fino a 19 miliardi di dollari. Bruxelles, in particolare, deve decidere se sono validi o no gli accordi fiscali siglati tra Apple e il governo irlandese. Il produttore dell’iPhone ha sempre negato ma il sospetto di Margrethe Vestager, commissario antitrust Ue è che la Mela goda di aliquote fiscali basse che altro non sono che illeciti aiuti di Stato.
Stando a quanto riporta il Financial Times, il Tesoro USA si starebbe schierando apertamente dalla parte di Cupertino, accusando la Commissione Europea, di volersi erigere ad “autorità fiscale sovranazionale”, con misure protezionistiche al di là dell’applicazione di accettabili regole in materia di concorrenza e aiuti di stato. Gli Stati Uniti hanno già in precedenza accusato Bruxelles di voler imporre sleali e “inquietanti” precedenti prendendosela con le aziende statunitensi e mettendo a rischio gli accordi globali in tema tributario.
Apple non è la sola azienda presa di mira dalla Commissione. Vestager ha in precedenza chiesto all’Olanda di recuperare tra i 20 e i 30 milioni di euro di arretrati dalla catena Starbucks; simile richiesta è stata fatta anche per Fiat in Lussemburgo, dove ancora proseguono le indagini (iniziate il 7 ottobre 2014) e sul big del commercio elettronico Amazon. Le indagini che riguardano Apple sono state avviate a giugno del 2014 così come quelle su Starbucks e Fiat (ora Fca), aziende che hanno tutte presentato ricorso al Tribunale dell’Unione europea.
In un documento del dipartimento del Tesoro si afferma che il tentativo della Commissione di ottenere “retroattivamente” i contributi fiscali “non solo è in contrasto con gli sforzi del G20 per garantire la certezza fiscale ma crea anche un precedente indesiderato che potrebbe portare il Fisco di altre nazioni” a tentare di ottenere “ampi versamenti retroattivi e punitivi da aziende sia Usa sia Ue” e che “rappresenterebbe un nuovo approccio” verso gli aiuti di stato.