Microsoft ha reso disponibile i dati della nuova ricerca Digital Trends 2015 – condotta in 13 Paesi di tutto il mondo, compresa l’Italia – che rivela i cambiamenti più significativi nel rapporto tra i consumatori e la tecnologia. Dall’indagine emerge come gli utenti a livello globale gestiscano la propria identità online in maniera sempre più focalizzata sulle loro aree di interesse, controllando di conseguenza le interazioni online con i brand che meglio rispecchiano le proprie passioni. Oltre tre quarti degli intervistati (78%) è consapevole dell’importanza che i brand gli attribuiscono come “consumatore online” e ai dati che derivano dalla loro presenza digitale. Più della metà degli intervistati (61%) è inoltre favorevole alla condivisione di informazioni riservate, a condizione che si verifichi uno scambio trasparente con i brand da cui possano trarre un beneficio personale.
Dalla ricerca emerge anche il forte desiderio delle persone di apprendere dagli strumenti digitali maggiori informazioni su sé stessi: più del 74% dei consumatori a livello globale risulta interessato alla tecnologia indossabile. Tuttavia, la mole sempre crescente di informazioni a cui si è quotidianamente esposti spinge le persone verso la ricerca di esperienze e servizi che li supportino per semplificare la gestione dei dati online (l’80%).
Rispetto ai trend emersi dal report Microsoft Digital Trends 2015, gli italiani si ritagliano un ruolo da protagonisti, con risultati spesso superiori alla media dei Paesi europei coinvolti nell’indagine e a volte anche oltre la media globale.
Ad esempio, nell’ambito della capacità di gestione delle informazioni personali online, i consumatori del Bel Paese sono fortemente convinti di sapere come rimuovere dalla rete informazioni indesiderate postate erroneamente (47%): la percentuale più alta in Europa e superiore anche alla media globale (40%). Inoltre, ben il 64% degli italiani desidera poter scegliere per quanto tempo mantenere online le informazioni condivise, contro il 57% della media globale e il 59% della media europea.
Quello dell’Internet of Things è un altro ambito dove spicca la “voce” degli italiani: il loro livello di utilizzo di dispositivi e applicazioni per tracciare, scaricare e analizzare i dati è il più alto in Europa (41%), a fronte di una media dell’area pari al 23% e in contrapposizione alla Svezia (solo 14%). Allo stesso modo, gli italiani più degli altri cittadini europei non sanno concretamente come impiegare i dati rilevati (29,1% contro 28,3%). Inoltre, il 74,8% degli italiani vorrebbe oggetti legati alla quotidianità capaci di tracciare i dati (come macchine e case smart), a fronte di una media europea del 54% e globale del 60%.
Tra gli altri risultati del report Digital Trends 2015 figurano:
Wearable e Internet of Things
Le persone nel mondo dimostrano un interesse crescente per le app e i dispositivi di tracciamento dei dati: tre quarti dei partecipanti (il 74%) usa tecnologie indossabili – un incremento del 13% rispetto al 2013 -e più della metà (il 60%) è interessato all’Internet of Things.
Nonostante lo sviluppo registrato, le persone ammettono di non sapere con certezza come utilizzare queste tecnologie per migliorare le proprie prestazioni: meno di un terzo (il 28%) le usa per definire attività e obiettivi, mentre un altro terzo (ancora il 28%) afferma di non aver mai utilizzato i dati così ottenuti.
Servizi per una gestione dei dati semplificata
Le persone devono confrontarsi con una mole crescente di informazioni e sono sempre più alla ricerca di strumenti che li aiutino a individuare i dati più pertinenti: quasi due terzi (il 63%, con un incremento dell’8% rispetto al 2013) sono interessati a una tecnologia che in futuro possa offrire un servizio di questo tipo, nel nostro Paese ben il 79% dei rispondenti.
Di fatto, si registra un aumento dell’attenzione verso tecnologie in grado di proporre suggerimenti e raccomandazioni su nuove esperienze, nuove connessioni e nuove cose da fare in base ai propri interessi personali: dal 50% del 2013 si è passati al 53% . In Europa con il 65% l’Italia è seconda solo alla Russia 66%.
Inoltre, con l’aumentare della quantità di dati archiviati online, le persone cercano assistenza nella gestione delle informazioni. L’interesse per i servizi digitali in questo contesto è aumentato di 7 punti percentuali rispetto al 2013 (dal 73% all’80%), ma il proprietario dei dati pretende di avere il controllo finale: il 57% nel mondo e il 64% in Italia desidera poter stabilire il tempo di permanenza online delle informazioni condivise.
Esperienze unificate
Le persone non vogliono una separazione tra le proprie esperienze nella vita reale e quelle online. Cresce l’attenzione per una generazione futura di servizi digitali che consenta di avere la stessa esperienza sia online sia offline (il dato è salito al 53% rispetto al 50% del 2013 e nel Bel Paese si attesta al 62%).
Prodotti e servizi personalizzati
Le persone sono interessate a plasmare e a progettare prodotti e servizi in base alle proprie esigenze e ai propri interessi: il 55% degli intervistati è pertanto più propenso ad acquistare da un’azienda che consenta di avere un ruolo attivo nella personalizzazione dei prodotti. In Italia questa preferenza sale al 64%.
Il richiamo dei social network come “un’unica soluzione valida per tutto” perde terreno, poiché le persone usano canali digitali diversi e specializzati, più adatti alle esigenze e alle attività specifiche di un dato momento (incremento dal 41% del 2013 al 48% di oggi).