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Digital Markets Act, Google accetta pagamenti alternativi in Europa

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Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dell’Unione europea di nuove e definitive norme per la concorrenza leale online – che hanno come obiettivo un settore digitale “equo e competitivo” con specifiche leggi per mercati digitali (il cosiddetto “Digital Markets Acts”), Google ha annunciato che permetterà agli sviluppatori di app diverse dai giochi di offrire metodi di pagamento alternativi per gli utenti nello Spazio economico europeo (SEE), inclusi quelli dei paesi dell’Unione europea, Islanda, Liechtenstein e Norvegia.

Google ridurrà la sua commissione del 3% per gli acquisti in-app effettuati mediante sistemi di pagamento nello Spazio economico europeo, riferendo che questa policy significa che al 99% degli sviluppatori sarà addebitato una commissione del 12% quando l’utente completa una transazione tramite un sistema di pagamento di terze parti, rispetto al 15% richiesto con il sistema di tariffazione di Google. Big G sottolinea che le aliquote in questione servono a sostenere gli investimenti per lo sviluppo e la gestione di Google Play e Android.

Google, prevedere di ampliare i meccanismi di pagamento alternativi offrendoli anche per i giochi, in anticipo rispetto a quando andrà in vigore il Digital Markets Act, la cui attuazione è prevista entro sei mesi.

Digital Markets Act, Google accetta pagamenti alternativi in Europa

Nelle intenzioni della Commissione, la regolamentazione del mercato digitale a livello dell’UE dovrebbe permettere di creare un ambiente digitale “equo e competitivo”, con vantaggi in termini di concorrenza leale online, maggiore convenienza per i consumatori e nuove opportunità per le piccole imprese.

Le norme per le grandi piattaforme online (“gatekeeper”) prevedono, tra le altre cose: la necessità di garantire che l’annullamento dell’abbonamento ai servizi di piattaforma di base sia semplice quanto l’abbonamento, garantire che le funzionalità di base dei servizi di messaggistica istantanea siano interoperabili (ossia consentano agli utenti di scambiare messaggi, inviare messaggi vocali o file attraverso le applicazioni di messaggistica), dare agli utenti commerciali l’accesso ai loro dati di prestazione marketing o pubblicitaria sulla piattaforma e la necessità di informare la Commissione europea in merito alle acquisizioni e fusioni realizzate.

Non sarà più possibile inoltre classificare i propri prodotti o servizi in modo più favorevole rispetto a quelli di altri operatori del mercato (auto agevolazione), preinstallare determinate applicazioni o software o impedire agli utenti di disinstallare facilmente tali applicazioni o software, imporre l’installazione dei software più importanti (ad esempio i browser web) per impostazione predefinita all’installazione del sistema operativo, impedire agli sviluppatori di utilizzare piattaforme di pagamento di terzi per la vendita di applicazioni, riutilizzare, ai fini di un altro servizio, i dati personali raccolti nel corso di un servizio.

Le norme in questione riguardano ovviamente anche Apple, costretta ad apportare importanti cambiamenti ad App Store, all’app Messaggi, a FaceTime, al supporto di  browser di terze parti ea Siri.

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