L’indice DESI (Digital Economy and Society Index) regionale, elaborato dall’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, conferma il persistente digital divide tra Nord e Sud Italia. La Lombardia infatti si dimostra la regione con le migliori prestazioni di connessione, seguita da Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Piemonte e province autonome di Treno e Bolzano. La Calabria è ultima in classifica.
Un’ulteriore conferma arriva da Agcom, che nel suo ultimo rapporto mette in luce come sul territorio nazionale ci sia ancora molto lavoro da fare per migliorare la diffusione della banda larga. Complici le nuove regole dettate dallo scenario pandemico, che hanno imposto ad aziende, scuole e famiglie di rivedere la propria metodologia di lavoro, nel 2020 si è registrata una crescita della connessioni FTTC (VDSL) – che ha registrato un +7% rispetto all’anno precedente – e del 2,5% della Fibra FTTH.
Tuttavia, il 39% delle linee è ancora presidiato dal Rame ADSL. Nelle zone d’ombra, non raggiunte dai grandi provider, è dunque fondamentale il ruolo dei WISP (Wireless Internet service provider), in altre parole fornitori di servizi internet che offrono connettività Internet realizzando l’ultimo miglio con tecnologie che sfruttano la trasmissione via radio dei dati, denominate anche Broadband Wireless Access.
Nel corso degli anni, per dare il proprio contributo alla lotta al Digital Divide in Italia e sostenere una scelta libera e consapevole dei dispositivi di accesso a Internet (il cosiddetto Modem Libero), TP-Link riferisce di essersi impegnata molto sia della diffusione di contenuti informativi per gli utenti che nello sviluppo di una gamma di modem router domestici compatibili con ogni tipologia di connessione, compreso il 4G.
Inoltre l’azienda ha rivolto particolare attenzione anche alle necessità dei provider locali. Ad essi l’azienda ha dedicato Agile Solution, un software di gestione integrato, che consente di fornire assistenza clienti anche da remoto, riducendo i costi del supporto.
«Per sostenere in modo ancora più efficace la digitalizzazione del Paese» spiega Diego Han, Country Manager di TP-Link «Siamo da tre anni partner di Assoprovider, associazione di categoria a sostegno degli ISP, attiva da più di 20 anni nella lotta per un mercato leale e lontano dalle logiche di potere dei grandi player. A loro ci siamo affidati anche per avere un riscontro sulla validità delle nostre soluzioni e il risultato è stato molto positivo».
I WISP e System Integrator del laboratorio Assoprovider hanno testato in particolare i router della gamma Agile Solution e i dispositivi della serie business Omada SDN, mettendone in evidenza i numerosi vantaggi. Nel primo caso la facilità di configurazione massiva che semplifica la vita dell’ISP e l’assistenza tecnica messa a disposizione da TP-Link; nel secondo l’ampia scalabilità dei prodotti (tipicamente propria dei dispositivi di fascia premium), che permette di adattare l’impianto sia a reti domestiche che a scenari più complessi. Gli strumenti per la digitalizzazione esistono e sono validi, ma è necessario educare gli utenti e il canale affinché possano comprenderne le reali potenzialità.
La Commissione europea ha pochi giorni addietro presentato la visione, gli obiettivi e le modalità per conseguire la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030. Per tradurre le ambizioni digitali dell’UE per il 2030 in termini concreti, la Commissione propone una bussola per il digitale concepita attorno a quattro punti cardinali:
1) Entro il 2030 almeno l’80% della popolazione adulta dovrebbe possedere competenze digitali di base e 20 milioni di specialisti dovrebbero essere impiegati nell’UE nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, con un aumento del numero di donne operative nel settore;
2) infrastrutture digitali sostenibili, sicure e performanti. Entro il 2030 tutte le famiglie dell’UE dovrebbero beneficiare di una connettività Gigabit e tutte le zone abitate dovrebbero essere coperte dal 5G; la produzione di semiconduttori sostenibili e all’avanguardia in Europa dovrebbe rappresentare il 20% della produzione mondiale; 10.000 nodi periferici a impatto climatico zero e altamente sicuri dovrebbero essere installati nell’UE e l’Europa dovrebbe dotarsi del suo primo computer quantistico;
3) trasformazione digitale delle imprese. Entro il 2030 tre imprese su quattro dovrebbero utilizzare servizi di cloud computing, big data e intelligenza artificiale; oltre il 90% delle PMI dovrebbe raggiungere almeno un livello di base di intensità digitale e dovrebbe raddoppiare il numero di imprese “unicorno” nell’UE;
4) digitalizzazione dei servizi pubblici. Entro il 2030 tutti i servizi pubblici principali dovrebbero essere disponibili online, tutti i cittadini avranno accesso alla propria cartella clinica elettronica e l’80% dei cittadini dovrebbe utilizzare l’identificazione digitale (eID).
Le tecnologie digitali sono state fondamentali per il mantenimento della vita sociale ed economica durante la crisi del coronavirus e saranno il fattore di differenziazione principale in una transizione efficace verso una società e un’economia post-pandemiche sostenibili.
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