È un “grande vecchio” del design, una figura centrale nel mondo di chi crea le cose. E giustamente a lui sono stati dedicati libri, articoli, saggi, mostre e persino documentari. In questi giorni, in occasione del suo novantesimo compleanno, il regista Gary Hustwit ha reso disponibile gratuitamente in streaming il documentario “Rams“, settantatrè minuti di celebrazione del lavoro e della vita di Dieter Rams.
Ma chi è il designer tedesco e perché è così importante anche per gli appassionati di cose prodotte da Apple? Dopotutto, adesso viviamo in un’epoca “post-Ive”, cioè dopo il designer britannico Jony Ive che nel 1998 ha creato l’iMac e fatto ripartire l’immagine dei prodotti Apple (ma era già attivo da tempo su altri progetti, come il Mac del ventesimo anniversario). Prima di Ive non c’era nessuno, o no?
Il mondo prima di Ive
C’è stata un’epoca in cui Apple produceva computer e altri apparecchi (stampanti, PDA e altri oggetti) che “parlavano” una lingua del design moderna ma differente da quella “caramellosa” del primo Jonathan “Jony” Ive. Quella Apple era piena, cioè, di “eye candy”, caramelle per gli occhi, l’espressione americana per indicare un design che rende golosi di vederne ancora. Eppure, come dicevamo, prima di Ive c’è stato altro.
Ed essenzialmente quel “altro” a cui facciamo riferimento è Dieter Rams. Il designer tedesco è nato a Wiesbaden il 20 maggio del 1932, ha studiato architettura alla Werkkunstschule di Wiesbaden ma ha anche imparato a fare il carpentiere con il padre. Poi, dopo l’apprendistato professionale dall’architetto Otto Apel, il grande salto è stato quello fatto all’inizio degli anni Cinquanta, quando va a lavorare per la multinazionale tedesca degli elettrodomestici ed articoli elettronici Braun.
È con la Braun che nasce lo stile da designer di Rams. Ed è uno stile molto semplice, che riprende i concetti chiave del Bauhaus e dell’arte minimalista ottocentesca: Weniger, aber besser, che tradotto vuol dire “Meno, ma meglio”. È insomma una declinazione del “Less is more dell’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe, coniata un decennio prima (nel 1947, appena terminata la guerra) che rispecchia appunto un movimento più ampio che parte proprio dalla Germania e che fa di un approccio minimalista la chiave di progettazione del mondo.
Convive con il modernismo e, in architettura, il brutalismo, rievocando anche quella predisposizione filosofica (già presente nel Bauhaus) che richiama le dottrine orientali, la frugalità, lo stoicismo greco e via dicendo.
Rams
Dieter Rams però è molto più che non un filosofo o un teorico delle frasi da Baci Perugina. L’architetto tedesco nel 1961 diventa capo del dipartimento design di Braun e comincia a tracciare un solco ancora più potente di quello che avrebbe realizzato quarant’anni dopo Jony Ive. Dal giradischi SK-4 ai proiettori D-series, dal sistema modulare di scaffali 606 Universal Shelving System (realizzata da Vitsœ) alle macchine per caffè, radioline, calcolatrici, attrezzature audiovisive, prodotti per ufficio, progetti di veicoli, persino accendini e vassoi da tavola.
L’influenza di Rams è difficile da non vedere anche se si può pensare che non derivi da lui. Invece, l’autore delle “10 regole per un buon design” ha raccolto un successo tale non solo da aver influenzato più di una generazione di designer dopo di lui, ma da essere anche stato celebrato con mostre nel più prestigioso museo di arte moderna al mondo, cioè il MoMA di New York.
Ive
L’influenza di Ive è evidente nel suo lavoro per la creazione di oggetti come iMac, iPod (che è un omaggio evidente e plateale alla radio T3), l’iPhone e decine di altri prodotti. Persino il software, le prime versioni dei sistemi operativi mobili di Apple, sono pieni di citazioni, come ad esempio la calcolatrice, chiaramente pensata sulla falsariga della Braun ET66 disegnata da Rams.
Ma non è stato influenzato certamente solo Ive, che non ha peraltro mai nascosto l’ammirazione per il designer tedesco e lo ha più volte citato e nominato esplicitamente come fonte di quotidiana ispirazione. L’impatto di Rams è stato ovunque e buona parte del design nato negli anni Sessanta e Settanta, che poi sono quelli in cui la disciplina prende il via grazie alla produzione industriale e all’ingegnerizzazione di prodotti prima costruiti in maniera artigianale o proto-industriale, ha forti debiti con il designer tedesco. Al quale Steve Jobs chiese più volte di venire a collaborare ma che non riuscì mai a creargli un posto a Cupertino sufficientemente attraente sia per motivi personali (Rams non si voleva trasferire negli Usa) che caratteriali (per quanto ammirato Rams non era il “fratello spirituale” di Jobs, come invece è stato Ive).
Apple
La Apple del futuro è fatta sempre più a misura di Braun degli anni Sessanta. Il ritorno di uno stile essenziale, declinato con materiali e colori diversi, viene ripreso costantemente dai progettisti che attualmente lavorano alla realizzazione dei prodotti di Apple. Colori essenziali, ricerca di linee pulite, non rumorose o invasive, per prodotti durevoli ed ecologicamente sostenibili.
Ci sono molte cose che Apple fa ogni giorno che richiamano il lavoro di Rams. E questo è anche un indicatore delle direzioni verso le quali si sta dirigendo l’azienda. Se vogliamo, le regole del buon design sono un piccolo manuale filosofico per concepire il mondo dal punto di vista dei prodotto. Sono il breviario delle intenzioni che un industriale e i suoi dirigenti, creativi e persone operative devono sempre tenere a mente. E per Apple, in maniera neanche troppo sotterranea, sono un mantra che viene ripetuto quotidianamente, soprattutto durante questo periodo di guida di Tim Cook.
Le regole per un buon design
Rams come abbiamo detto è stato autore di un decalogo per il buon design, che deve essere semplice a anche “onesto”, offrire quel che poi effettivamente viene offerto. Qui di seguito le regole di Rams.
• Un buon design deve essere innovativo;
• Un buon design deve rendere il prodotto utile;
• Un buon design deve essere dotato di estetica;
• Un buon design deve aiutare a capire il prodotto;
• Un buon design non deve essere invasivo, mancare di riservatezza;
• Un buon design deve essere onesto;
• Un buon design deve essere durevole;
• Un buon design è la conseguenza dell’ultimo dettaglio;
• Un buon design si deve preoccupare dell’ambiente;
• Un buon design deve contenere il minor design possibile.