Dopo la presentazione ufficiale il 9 gennaio del 2007, prima della distribuzione nei negozi (che avvenne sei mesi dopo) Apple chiese solo a quattro giornalisti selezionati di provare in anteprima l’iPhone: Steven Levy che all’epoca lavorava per Newsweek, Ed Baig di USA Today, Walt Mossberg, all’epoca al Wall Street Journal, e David Pogue all’epoca a The New York Times.
In occasione del decimo anniversario della nascita di iPhone, David Pogue ha organizzato un incontro con gli altri tre colleghi per ricordare l’evento, chiacchierando delle impressioni dell’epoca. Mossberg ha ricordato l’impatto del dispositivo sulla società e sulla cultura di massa in generale, una “protesi artificiale” secondo Levy che in qualche modo ha reso questi dispositivi una parte di noi e che hanno cambiato il nostro modo di lavorare e comunicare.
Mossberg ricorda che ricevette una chiamata dai PR di Apple per la presentazione ufficiale ma rispose di non essere sicuro di poter partecipare. Cinque minuti dopo ricevette una chiamata da Steve Jobs: “Walt, devi venire”. Ricorda che provò a dire a Jobs che l’evento di Apple era in mezzo al Consumer Electronics Show di Las Vegas e che aveva già vari appuntamenti ma che l’allora CEO di Apple rispose: “Ti prenderai a schiaffi da solo se non verrai”.
Levy e Pogue ricordano che Jobs era inizialmente contrario alla possibilità di eseguire app di terze parti ma cambiò idea l’anno seguente. Molti non lo ricordano ma il primo iPhone aveva varie limitazioni: non aveva una fotocamera frontale, non aveva il flash per scattare foto, non consentiva di fare il copia e incolla, non permetteva di registrare filmati o spedire una immagine allegata a un messaggio.
Appena provato, tutti ebbero ad ogni modo l’impressione di qualcosa di rivoluzionario, colpiti dal display, dalla facilità di interazione e che le paure per l’assenza di una tastiera erano ingiustificate. Con il senno di poi impressionante la lentezza delle connessioni EDGE di allora, e ottima la scelta di Jobs di non consentire agli operatori di personalizzare il dispositivo.
Ricordiamo che all’epoca gli operatori di telefonia volevano a tutti i costi integrare nei dispostivi icone per richiamare specifici loro servizi: in molti dei cellulari e degli smartphone prima di iPhone l’interfaccia spesso mostrava il logo dell’operatore che lo commercializzava, in molti casi fin dalla prima schermata di avvio, inoltre erano presenti diverse icone se non addirittura intere cartelle dedicate a servizi, app e store digitali degli operatori. Apple con iPhone fu il primo costruttore a vietare tassativamente qualsiasi ingerenza dell’operatore nell’interfaccia e nell’esperienza utente dello smartphone.
Pogue ricorda che portò l’iPhone (uno dei soli quattro che Apple diede ai giornalisti per le recensioni) in Italia. Doveva parlare in qualche evento che si svolgeva nei pressi del lago di Como; dopo un volo notturno era stanco ed esausto, si addormentò nel taxi e nel tragitto il primo iPhone gli cadde dalla tasca. Arrivato a destinazione, si rese conto di avere perso uno dei pochissimi iPhone che solo quattro persone al mondo potevano provare. Per fortuna aveva una ricevuta del tassista; Pogue non parla italiano, si recò da chi aveva organizzato l’evento e fece chiamare il tassista; l’uomo riportò indietro il prezioso dispositivo e ricevette una lauta mancia, ignaro di cosa avesse riportato ma solo infastidito perché era dovuto tornare indietro.
Per descrivere il nuovo dispositivo Jobs parlò all’epoca di “Un piccolo e leggero dispositivo portatile che combina tre prodotti: un rivoluzionario telefono cellulare, un iPod widescreen con touch control, e un rivoluzionario dispositivo di comunicazione Internet”. iPhone irruppe in un’era di potenza e sofisticazione del software mai vista in nessun dispositivo mobile in precedenza, ridefinendo completamente ciò che gli utenti potevano fare sui propri telefoni. “Un prodotto rivoluzionario e magico” disse ancora Steve Jobs all’epoca, “letteralmente cinque anni avanti rispetto a qualsiasi altro telefono cellulare”.