Ci sono momenti che andrebbero segnati nella storia con maggiore decisione. Perché noi ricordiamo il 1984, anno di lancio del Macintosh, il 1998 anno dell’iMac, il 2001 quando venne presentato l’iPod, il 2007 anno dell’iPhone, il 2010 anno dell’iPad. Ma dimentichiamo una data che ha invece altrettanto rivoluzionato la storia dell’informatica costruita a Cupertino. È il 2008, esattamente dieci anni fa oggi, quando sul palco del Moscone Center Steve Jobs presentò il MacBook Air. E niente fu più come prima.
Il MacBook Air prima versione, disponibile in un solo formato di schermo (13 pollici) con uno sportellino per coprire una porta Usb-A e una porta micro-Dvi, era tutto senza fili. Aveva l’infrarosso per il telecomando Apple Remote, aveva il Bluetooth 2.1, la 802.11a/b/g/n e ovviamente uscita audio mini-jack e porta per alimentazione. Il profilo della scocca non aveva la sezione triangolare che permette di avere un davanti estremamente affilato e un dietro più spesso: i quattro lati si assottigliavano con un gradevole e uniforme effetto “slim”. La batteria da 37 watt ora garantiva circa cinque ore di autonomia ed era disponibile in due versioni: con disco meccanico tradizionali da 1,8 pollici (lo stesso dell’iPod) e con una costosa unità SSD. La differenza la faceva quest’ultimo modello, che permetteva allo stanco Intel Core 2 Duo “Merom” da 1,6 GHz di avere prestazioni sufficientemente brillanti: avremmo appreso dopo che era tutta una questione di lentezza di I/O e non di processore a fare buona parte della differenza (tanto che oggi il “ringiovanimento” dei portatili passa attraverso la sostituzione del disco interno con una unità SSD).
Costava 1700 euro nella versione con HD e il prezzo saliva rapidamente a superare i duemila per quella con unità da 32 e 64 GB di SSD. Un’inezia rispetto a oggi, ma si pagava la compattezza. Perché il MacBook Air venne fin da subito presentato come uno strumento per la leggerezza in tutti i sensi: peso contenuto (solo 1,36 Kg, quando il MacBook Pro 13 di oggi), moderna architettura a 64 bit, dimensioni compatte: da 0,4 a 1,94 cm di spessore con larghezza di 32,4 cm e profondità di 22,7 cm. Una cosa spiccava sopra tutte però: la mancanza dell’unità ottica Cd/Dvd.
Apple introdusse anche una unità ottica esterna Usb autoalimentata che aveva la particolarità di funzionare solo con l’amperaggio più alto dei MacBook di quella generazione e successivi, ma anche un lieve difetto di firmware mai corretto per cui non riesce a leggere alcuni Cd audio con protezione anticopia. Il MacBook Air fu, per gli utenti dell’epoca, come un viaggio nella fantascienza, una sorta di tecnologia del futuro anticipata. Aveva limiti, manchevolezze, lentezze, processore “non adeguato” per gli utenti “pro”, ma era in realtà il computer generalista che sta sempre con noi. A partire dalla presentazione di Steve Jobs sul palco del Moscone Center: un momento storico (al quale Macity era come al solito presente nella sezione stampa della struttura convegnistica di San Francisco) e una delle immagini più iconiche della già più che straordinaria e iconica carriera di Steve Jobs: l’estrazione da una busta tipo “manila” (un tipo di busta commerciale in uso negli Stati Uniti) del computer. Fu una specie di shock perché, sino a quel momento gli ultraleggeri avevano seguito un binario completamente diverso e tutt’altro che popolare.
Prima del MacBook Air esistevano solo i portatili ultraleggeri e ultracostosi, realizzati con materiali esotici (scocche in carbonio, telai interni in fibra di vetro), oppure le varianti per i paesi occidentali dei PC pensati da Nicholas Negroponte per i paesi in via di sviluppo: Pc minuscoli chiamati “net-pc” famosi per la forma tozza, la scarsissima batteria (meno di un’ora) e per i processori estremamente poco performanti. Con il MacBook Air Apple riusciva ad anticipare un momento di mercato che sarebbe sempre più cresciuto negli anni a venire e che, testamento alla visione dei progettisti dell’epoca, è ancora più che valido vista la longevità degli Air, ancora oggi in commercio, nonostante i MacBook Pro abbiano dimensioni e peso più compatte nel taglio da 13 pollici e il nuovo MacBook con schiermo da 12 pollici abbia temporaneamente occupato lo spazio che in seguito sarebbe stato di un’altra, geniale macchina progettata da Apple per la prima revisione del progetto Air: cioè il modello da 11 pollici di dimensioni realmente lillipuziane che ha accompagnato per un lustro il lavoro di scrittura e i viaggi di questo cronista.
Il MacBook Air, da computer portatile molto leggero ma niente affatto potente, nel frattempo è diventato una macchina generalista, di più ampio respiro, una sorta di iMac dei portatili, con le ultime incarnazioni tutt’ora in commercio dotate di una autonomia di batteria davvero notevole dovuta essenzialmente allo schermo estremamente risparmioso perché a risoluzione di un quarto inferiore a quella del modello equivalente con display Retina. Un computer per chi non ha particolari esigenze di uso, non deve fare montaggio video (ma si riesce molto bene lo stesso), non deve fare fotoritocco professionale (ma anche qui si può, se si vuole), non deve montare tracce audio, non deve giocare a cose troppo complesse, non deve programmare, non deve fare questo, non deve fare quello… ma alla fine, poi, il nostro MacBook Air riusciva a fare questo. A condizione che avesse una memoria di lavoro adeguata (i modelli 4 GB del 2010 ancora funzionano ottimamente, quelli a 8 GB volano anche con High Sierra).
La svolta per i MacBook Air fu nel 2010 quando venne introdotta la revisione che “spaccò” in due la linea: 13 e 11 pollici, con un nuovo profilo triangolare della scocca, unità solo dotate di SSD (niente più HD meccanici), Thuderbolt, niente più infrarosso, e un “taglio” più elegante per esporre le porte utilizzabili, che nel modello da 13 pollici oltre alle due Usb-A hanno anche una porta per schede SD, assente però dalla versione 11 pollici per evidente mancanza di spazio. A parte il primo modello del 2010, che non aveva la tastiera retroilluminata come gli altri MacBook Pro (perché la tecnologia dell’epoca non riusciva a garantire i filamenti in fibra ottica che portavano la luce sotto la tastiera in una scocca così compatta e schiacciata), tutti i successivi incluso quello attualmente in commercio hanno mostrato forza e personalità, completezza di funzioni e duttilità.
Un primo segnale del cambiamento di orientamento della Apple è stata l’introduzione della linea 2012 e successivi del MacBook Pro 13, anch’esso senza più CD/DVD e con profilo ribassato. Schermo retina e cornice leggermente più ridotta, ma soprattutto meno peso e ingombri che all’improvviso facevano del MacBook Air 13 un possibile prodotto cannibalizzato, se non fosse stato per le prestazioni e soprattutto il costo, vero fattore di differenziazione dei prodotti Apple. Un costo che rende il MacBook Air la macchina più popolare e più economica della linea di portatili Apple da molto tempo a questa parte ed è uno dei motivi per Apple la tiene ancora là.
Una nota finale, da parte di un amante dei MacBook Air di lunga data: l’iPad. In molti hanno visto nell’iPad Air il primo passo verso una fusione tra MacBook (Air) e iPad, con l’arrivo di macchine ibride, di schermi touch, di sistemi operativi mescolati, di processori ARM progettati da Apple. Non è ovviamente dato di sapere cosa Apple sta preparando, ma forse si può azzardare il concetto che il MacBook Air stia per tramontare per lasciare forse posto a una soluzione di quel tipo oppure no. Certo è che il compito storico di questo tipo di computer è stato enorme, ha ridefinito l’attitudine del mercato e solo molto di recente ha cominciato ad essere superato dalla storia. Ma, come gli iBook, i computer per la scuola che nacquero in parallelo agli iMac negli anni Novanta e sono andati avanti per quasi un decennio, anche il MacBook Air ha fatto molta strada e adesso lascerà il posto a qualcosa di nuovo. La decisione di Apple di far parire nel 2015 una linea di ultrasottili e leggeri chiamata semplicemente “MacBook”, con schermo da dodici pollici anziché undici, processore mobile anziché i5/i7 e con un prezzo più elevato della macchina che andavano a sostituire lascia immaginare che si stia lentamente preparando lo spazio per un rinnovo della line-up dei portatili di Cupertino. Se è vero che non ci sarà una rinascita degli Air, è però possibile che ci sia una loro ibridazione o una loro trasformazione in qualcosa d’altro. In ogni caso l’eredità dei MacBook Air, per quanto agli sgoccioli, non è ancora finita.