Di TSMC, il grande produttore indipendente di semiconduttori, si conosce poco e rari sono i giornalisti che sono stati in grado di entrare all’interno nell’azienda taiwanese.
Virginia Heffernan di Wired ha avuto l’opportunità di fare una veloce visita a TSMC e riporta diverse curiosità sull più grande produttore di semiconduttori dell’isola.
Le strutture di TSMC sono tutte automatizzate e vedono all’opera macchinari che lavorano in camere bianche sigillate la cui caratteristica principale è la presenza di aria molto pura, cioè a bassissimo contenuto di microparticelle di polvere in sospensione.
Circa 20.000 tecnici monitorano ogni fase della produzione, mentre ingegneri di sistema e ricercatori di materiali lavorano 24 ore su 24, tirati se necessario giù dal letto per correggere minuscole imperfezioni.
A fine 2022 l’azienda in tutta Taiwan vantava 64.000 dipendenti. TSMC è una fabbrica “pure play”, che in altre parole produce per conto di clienti, incluse imprese di semiconduttori fabless (che producono chip ma non ma non hanno impianti di proprietà) quali Marvell, AMD, MediaTek e Broadcom, e aziende che producono chip per dispositivi elettronici di consumo come Apple e Nvidia.
Heffernan riferisce che per entrare nelle vere e proprie fab di TSMC bisogna ovviamente bardarsi adeguatamente di tutto punto, perché gli strumenti usati sono estremamente sensibili e la loro contaminazione con la polvere potrebbe rovinarli irrimediabilmente, compromettendo prodotti e processi.
Negli stabilimenti di TSMC sono presenti centinaia di camere che consentono di disinfettarsi, coprirsi adeguatamente dalla testa ai piedi con camice, guanti, mascherina, occhiali, ecc.
Lo stipendio medio per un ingegnere che entra in TSMC è di circa 5400$ al mese, mentre l’affitto di un bilocale a Hsinchu, dove si trova la sede centrale di TSMC, costa circa 450$. I benefit per i nuovi assunti non sono niente di particolarmente rilevante (rispetto a come sono abituati nella Silicon Valley). Un membro dell’ufficio per le pubbliche relazioni dell’azienda spiega che i dipendenti ottengono uno sconto del 10% da Burger King e sconti da 7-Eleven (una catena di minimarket). Anche avere un lavoro in TSMC non è considerato qualcosa di particolarmente affascinante:
diversi dipendenti hanno detto alla giornalista che il loro lavoro all’interno dell’azienda non è “sexy”, e riferire di lavora qui è qualcosa che colpisce più i genitori che i potenziali partner.
Gli ingegneri taiwanesi hanno avuto difficoltà a interagire con la mentalità dei colleghi americani arrivati qui per apprendere compiti di cui dovranno occuparsi per una nuova struttura in Arizona. Lo shock culturale è stato notevole; gli americani hanno definito sfruttatori di manodopera i taiwanesi, mentre quelli di TSMC hanno etichettato come bambinoni gli americani, a loro dire mentalmente inadatti a gestire una fab all’avanguardia. C’è anche chi non ha gradito la presenza degli americani nelle fab, arrivando al punto di pensare che volessero svelare qualche segreto a Intel.
Queste beghe da spogliatoio potrebbero far sorridere, ma anche Morris Chang, il fondatore di TSMC che ha lavorato per molti anni in Texas Instruments, nel 2021, ha spiegato che “Il personale taiwanese, tecnici e ingegneri di TSMC, è formato da persone di grande talento, desideroso di impegnarsi nell’industria manifatturiera”, evidenziando che ” altri paesi come, ad esempio, gli Stati Uniti, gli ingegneri non sono così interessati a lavorare nelle industrie, e i giovani preferiscono seguire corsi di studi in altri campi, nella finanza o nel marketing. La gente non vuole lavorare nell’industria manifatturiera. L’impegno nella produzione è un grande vantaggio di Taiwan”, attitudini che derivano probabilmente dal confucianesimo e che sono difficili da comprendere per gli americani.
Per l’attuale presidente di TSMC Mark Liu, gli scienziati devono distinguersi per due qualità: la loro curiosità e la loro capacità di resistenza. Cita anche la religione, ritenendo che ogni “ogni scienziato deve credere in Dio”.
Liu, con un dottorato di ricerca alla UC Berkeley negli anni ’70, ossessionato per via del suo lavoro da nodi produttivi sempre più minuscoli pensa agli atomi come qualcosa legato a Dio, evidenziando la presenza di tesori nella materia, citando anche un passaggio dei Proverbi: «È gloria di Dio nascondere le cose; ma la gloria dei re sta nell’investigarle».
Altre curiosità che apprendiamo dal lungo e interessante articolo di Wired è che la pandemia ha spinto l’azienda a lavorare con tecnologie per la Realtà Aumentata, con visori usati nelle riunioni ma anche nelle fab per consentire ai dipendenti di vedere a vicenda la stessa scena, aiutandosi in tempo reale.