In concomitanza con l’insediamento della nuova Commissione UE, l’associazione Altroconsumo ha presentato due ricorsi: contro Tivù per concentrazione e aiuti di Stato e contro il decreto Bondi sull’equo compenso, sempre per aiuti di Stato e abuso di posizione dominante.
Il contesto in cui sono avvenute le due operazioni, distinte ma con effetti simili, è lo stesso, dice l’associazione ed è “caratterizzato da dinamiche di accordi per privilegiare gli interessi di alcuni a danno dello sviluppo del mercato tecnologico, dei contenuti e di programmi di qualità , con consolidamento di posizioni già esistenti”.
Con la creazione della joint venture Tivù, Telecom Italia media, RTI e RAI hanno realizzato una concentrazione di dimensione comunitaria, che tuttavia non è stata notificata alla Commissione europea. Le conseguenze – dice l’associazione saranno “ingessare ulteriormente il mercato pubblicitario televisivo già oggi caratterizzato da un’elevata concentrazione. Dinamiche collusive, a tutto vantaggio del potere di mercato delle imprese coinvolte, contro eventuali competitor. Tutto ciò a discapito di incentivi verso lo studio e la realizzazione di programmi di qualità , innovativi, aperti al confronto e alla sperimentazione”.
Criptando i programmi con un protocollo di codifica incompatibile con quello del decoder Sky, Rai e RTI hanno in pratica reso inaccessibile la propria programmazione generalista sulla piattaforma Sky in lesione delle regole della concorrenza (Articolo 101 del Trattato). Risultato: circa 5 millioni di utenti Sky non potranno ricevere programmi free-to-air e di servizio pubblico. Ma la RAI, proprio per assolvere al ruolo di servizio pubblico, beneficia del canone di abbonamento, un aiuto di Stato giudicato dalla Commissione compatibile con la natura del servizio erogato. Sino alla creazione di Tivù.
Con il decreto Bondi sull’equo compenso è stato esteso il prelievo da parte della SIAE di una quota di prezzo destinato a remunerare gli autori per la copia privata (prima previsto solo su CD, DVD vergini e masterizzatori) a tutti i dispositivi dotati di memoria, come telefoni cellulari, decoder, console di videogiochi. Secondo Altroconsumo si tratta di una tassa iniqua, in concreto aiuti di Stato alla SIAE e all’industria dell’audiovisivo, con abuso di posizione dominante. E un’interferenza illegittima con il funzionamento del mercato interno UE.
[A cura di Mauro Notarianni]