Microsoft sta fornendo consulenza e assistenza legale ai dipendenti colpiti dall’ordine esecutivo del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha deciso di bloccare per quattro mesi l’immigrazione e vietare l’ingresso negli USA ai cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.
“Condividiamo le preoccupazioni sull’impatto dell’ordine esecutivo sulla vita dei dipendenti che arrivano dai paesi elencati, ognuno dei quali è arrivato negli Stati Uniti legalmente” ha dichiarato un portavoce di Microsoft aggiungendo “stiamo lavorando attivamente con loro per fornire consulenza e assistenza giuridica”.
La multinazionale di Redmond aveva già espresso perplessità nel rapporto trimestrale degli utili, avvertendo che il provvedimento avrebbe messo a rischio le assunzioni sul piano internazionale e che i cambiamenti alle politiche di immigrazione che bloccavano il flusso di tecnici e talenti professionali potrebbero essere un problema dal punto di vista del ricambio del personale in alcuni settori di ricerca e sviluppo.
Anche Sundar Pichai, il CEO di Google, e Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, si sono pronunciati contro le misure di Trump. “È doloroso vedere il prezzo a livello personale che i nostri colleghi devono pagare per l’ordine esecutivo” ha scritto Pichai in una mail inviata ai dipendenti. Tim Cook, CEO di Apple, ha inviato una mail ai dipendenti, ricordando che l’azienda da lui diretta non esisterebbe senza l’immigrazione.