Diciamolo subito: l’ipotesi di un iPhone da 2300 euro o, meglio, dollari che circola da qualche giorno è fantascienza. Oppure una pura provocazione per mettere in luce quali potrebbero essere sulla carta, gli effetti della crisi globale dei dazi su Apple.
Ma diciamo anche subito che dopo anni in cui Cupertino è riuscita a contenere l’effetto delle crisi internazionali, il nuovo pacchetto tariffario americano rischia di mettere seriamente alla prova la strategia globale di Apple e richiedere una buona dose di creatività e di flessibilità da parte dell’azienda governata da Tim Cook.
Oltre a questo i dazi hanno tutta la potenzialità per portare effettivamente ad un aumento dei costi dei dispositivi della Mela, non solo negli USA ma anche, come vedremo, in Europa dove teoricamente non dovrebbero avere nessun effetto.
Quanto potrebbero aumentare i costi Apple a causa dei dazi?
Partiamo dall’inizio e cerchiamo di mettere alcuni punti fermi. Il primo è che i dazi hanno effetto legale solo sul territorio americano. Sono un costo doganale aggiuntivo sui prodotti importati negli Stati Uniti da altri paesi del mondo. Se parliamo di Apple, specificamente, hanno effetto doloroso su tutto quello che viene importato in USA dall’Asia, in sostanza su tutto: iPhone, Mac, iPad, Airpodos, accessori. È questa la ragione per cui è stata elaborata la testi sui 2300 dollari di iPhone.
In realtà, come abbiamo detto, questo prezzo per il mercato americano (americano, non europeo…) ipotizzato da alcune testate, come anche il Corriere della Sera, che attinge oggi ad informazioni che abbiamo usato in precedenti nostri articoli, non è realistica.
La cifra viene infatti elaborata sulla base dell’ipotesi che l’iPhone, come vorrebbe Trump, sia costruito interamente negli Stati Uniti. Qui — solo di manodopera — si avrebbe un costo di 300 $ contro i 30 $ attuali, secondo Rosenblatt Securities. A questo costo manifatturiero si sommerebbe il costo di tutte le componenti oggi importate dall’asia e quindi gravate da dazi.
Ma questa ipotesi più che lontana dalla realtà e al momento priva di qualunque concretezza operativa, è semplicemente irrealizzabile. Apple non riporterà mai in USA la produzione dell’iPhone per una lunga serie di ragioni logistiche, tecniche e di competenze e non solo perchè non le sarebbe possibile far pagare agli americani un telefono 2300 dollari.
Anche la stima di TechInsights, che calcola il nuovo prezzo fondandolo sui dazi sulle importazioni dalla Cina e mostra un incremento di circa il 46% sul costo di produzione (da 580 a 850 dollari), se evidenzia l’entità del problema, non può essere letta come un’indicazione diretta del costo finale.
Apple semplicemente non applicherà mai un ricarico del 46% sul costo degli iPhone importati negli Stati Uniti, perchè non potrebbe neppure far pagare un iPhone 1500$.
Aumento prezzi Apple dazi: le stime e le soluzioni
Nello stesso tempo è altrettanto vero che qualche cosa dovrà pur fare. In assenza di aggiustamenti, come dice Morgan Stanley, Apple potrebbe avere una riduzione di utili parti 33 miliardi di dollari all’anno o il 26% per azione.
Ma questo qualche cosa non sarà un brutale aumento dei prezzi calcolato sulla base delle tariffe. Anche qui i motivi sono molteplici incluso il fatto che Apple non può sfidare l’attuale contesto che non pare di perè molto ricettivo e che potrebbe diventare, proprio a causa delle tariffe, anche più difficile nei prossimi mesi.
La prima mossa di Apple potrebbe essere un aumento dei prezzi mascherato: applicato, ad esempio, riducendo la memoria di partenza (come ha fatto con iPhone 15 Pro Max) o eliminando altri tagli più economici.
Apple potrebbe anche assorbire parte del colpo, sfruttando i margini lordi, che superano il 40% sui modelli di fascia alta o aumentare marginalmente i costi proprio dei modelli di fascia alta, rivolti ad un pubblico meno sensibile al prezzo.
Altra strategia plausibile è quella di spostare parte della produzione dalla Cina in altri Paesi. Qui non saremmo di fronte a nulla di nuovo: Apple ha già iniziato a diversificare da anni, come spiega Bloomberg: gli iPhone prodotti anche in India e in Brasile, gli iPad e gli AirPods in Vietnam, i Mac in Thailandia. In alcuni di questi paesi i dazi sono meno pesanti di quelli che gravano sui prodotti cinesi. In India saranno del 26% in Brasile del 10%.
Anche questo da solo non risolverà alla radice tutto il problema: il Brasile si costruiscono solo modelli base di iPhone indirizzati essenzialmente al mercato sudamericano e con volumi ancora marginali rispetto all’Asia.
L’India è entrata da poco nel mirino di Apple e anche qui per ora si procede piano con sperimentazioni e test sulla qualità dell’assemblato finale che non pare per ora al pari di quello che si riesce ad ottenere nelle fabbriche cinesi.

Dazi iPhone Italia: cosa aspettarsi per il nostro mercato
Anche se in Italia e in Europa non ci sono dazi diretti, anche noi potremmo entrare nel gioco: Apple potrebbe infatti decidere di rialzare globalmente i listini per compensare le perdite negli USA. Fa cenno a questa possibiltà J.P. Morgan, quando dice che fronteggiare interamente l’impatto tariffario Apple potrebbe dover aumentare i prezzi del 6% a livello globale.
Si tratta di una pratica di “cross-subsidization” che tende a spalmare i costi di un singolo mercato anche su altri mercati per mitigarne l’impatto: come dire che l’Europa, come tutto il resto del mondo, potrebbe diventare una valvola di sfogo per gli equilibri globali di Apple.
In sostanza anche senza dazi diretti, potremmo assistere ad aumenti da 30-50 euro magari suoi modelli Pro i cui clienti sono meno sensibili ad aumenti di prezzo, oppure avere offerte e sconti meno frequenti e prezzi fermi dove si sperava in una riduzione.
Conviene comprare un iPhone ora?
Scenari complessi e che richiedono tempo per verificare quali saranno implementati e come. Piuttosto la domanda che potremmo farci ora è se, come hanno deciso di fare alcuni americani, ha senso acquistare iPhone in anticipo per evitare aumenti.
Tecnicamente il senso, restando nella parafrasi, è poco anche per gli americani. Apple ha scorte di iPhone sufficienti per arrivare in prossimità del lancio del prossimo modello; senza contare che da noi, come detto, i dazi americani non hanno al momento alcun effetto.
Il consiglio è quindi di evitare il panic buying, ma nello stesso tempo tenere gli occhi aperti a e fare qualche riflessioe. In alcuni casi acquistare ora in un periodo di sconti, potrebbe non essere una cattiva idea, soprattutto se il cambio generazionale non è fondamentale per voi.
I modelli attuali, in particolare iPhone 16, iPhone 16 Pro e Pro Max, potrebbero presto diventare più “convenienti” di quanto non sembrino oggi — semplicemente perché i loro successori domani potrebbero costare di più senza darci davvero di più.
Apple è maestra nell’arte dell’equilibrio, ma oggi il piatto della bilancia pende pesantemente dalla parte dell’incertezza globale. E quando l’equilibrio si rompe, il prezzo da pagare arriva sempre da qualche parte. Anche sugli scaffali europei