Daylight Computer è un dito medio alla tecnologia ma è anche una lettera d’amore alla tecnologia. Il dito medio (sono le parole del suo fondatore, Anjan Katta) perché “quando è troppo è troppo”: la tecnologia è diventa pervasiva, ossessiva, distraente, dolorosa (soprattutto agli occhi).
“Non si può continuare – dice il fondatore di Daylight Computer – a vendere all’infinito tecnologia con 16 Gb di Ram e mostrare una persona nelle pubblicità che fa il DJ o i montaggi in Final Cut Pro mentre io sono seduto davanti a un Pdf con gli occhi che fanno male, io sono stanco e distratto e il computer non ce la fa”.
Se davvero il computer deve essere uno strumento così potente da essere definito “una bicicletta per la mente”, allora perché ci risucchia via il tempo, ci fa perdere ore e ore su Youtube, TikTok, Instagram, Facebook? Perché deve essere così?
È iniziata l’epoca del Quiet Tech
La premessa, chiarissima, fatta da Katte è quella del movimento “Low Tech” o “Slow Tech” o comunque di una “Silent Tech”, una tecnologia che sia effettivamente al servizio delle persone e le aiuti a fare meglio quel che vogliono fare, senza mettersi nel mezzo. Le interviste a Katta a quanto pare diventano rapidamente una ode al bisogno di smettere di essere presentazioni di un prodotto ma un ragionamento estremamente concreto sui massimi sistemi della tecnologia: perché – dice Katta – la tecnologia non deve essere necessariamente così com’è fatta oggi, cioè negativa e assorbente, bensì meglio, molto di più con molto meno.
E “con molto meno” arriviamo al primo prodotto della serie che Daylight Computer vuole creare: il tablet DC-1, creato con un rivoluzionario schermo alternativo a quelli eInk che si chiama SmartPaper: (solo) in bianco e nero ma con refresh a 60 Hz capace di mostrate tantissimi contenuti ma di farlo con calma e senza luci azzurre. Infatti, tutto il comparto dell’illuminazione di questo settore è privo di led blu, producendo invece un piacevole e innocuo riflesso ambrato.
Designed in California
Il tablet è nato nella Silicon Valley, è stato sviluppato dalla startup di Anjin Katta per risolvere tra gli altri il suo problema di Adhd che gli consentisse di lavorare con intento senza tante distrazioni.
Il tablet è ottimizzato per leggere, per scrivere e prendere appunti (a quanto pare c’è anche iA Writer) e la produttività in generale. È basato su una versione semplificata di Android che consente di caricare articoli tramite app come Reader di Readwise. Ma funzionano anche Pocket e il browser Chrome di Google per navigare la rete.
Si scrive con uno stilo capacitivo (senza batterie) non diverso da quello usato da Kindle e Remarkable 2. Ha 8 Gb di Ram e circa 128 Gb di storage, le dimensioni di un iPad Air (10,5 pollici), connessione Bluetooth e WiFi ma non il modulo 4G-5G. Manca anche la videocamera, una decisione “forte” per un nuovo prodotto ma che rappresenta (forse) la migliore garanzia di un impiego “serio” come strumento per la creatività e non per la distrazione di quella categoria degli eReader che tanto ha promesso sinora ma poco mantenuto.
Una videoscrittura senza pari
Le prime immagini lo mostrano usato in scenari tipici ma forse anche meno tipici: come tablet per consumare contenuto, come bloc notes per scrivere con lo stilo (incluso nella confezione assieme alla cover) e anche come schermo a cui connettere una tastiera Bluetooth per scrivere in maniera rilassata utilizzando il markdown.
La cosa che stupisce i primi utenti, oltre al riflesso ambrato della luce e al fatto che si possa usare anche all’esterno come tutti gli strumenti con tecnologia tipo eInk, è la velocità di refresh unica a 60 Hz e la mancanza totale di ghosting, quell’effetto fantasma che lascia tracce dell’immagine precedente sullo schermo. Veloce e pulito, insomma, secondo le prime descrizioni.
La cosa che a quanto pare mette il nuovo DC-1 in un campionato differente rispetto a quello di Remarkable 2 e degli altri apparecchi “muti” simili, come il Kindle Scribe o l’Onyx Book Note, è la presenza di Android e quindi di altre applicazioni per la produttività, lo studio e anche il tempo libero.
Quindi, separato ma non isolato dal mondo “normale”. La presenza di app come (apparentemente) iA Writer e Obsidian consente a molto utenti di questi sistemi di scrittura di inserire il tablet nel loro flusso produttivo senza grossi problemi.
È iniziata la carica delle Quiet Tech
Daylight Computer non è l’unica azienda a produrre apparecchi di questo tipo. Abbiamo citato Remarkable 2, ma ci sono anche gli smartphone eInk come Light Phone, altri tablet di vario genere, con schermo più o meno a colori.
Quello che chiarisce molto bene l’obiettivo di Daylight è l’ampiezza dell’ambizione e anche il suo posizionamento dal punto di vista delle scelte strategiche fatte. Gli apparecchi a basso impatto sulle nostre risorse cognitive sono o troppo stupidi oppure troppo interattivi. La scelta “forte”, a partire dal display e dalla mancanza di una videocamera ma anche per la luce ambrata, fa di questo apparecchio di Daylight un potenziale competitor non solo contro gli altri apparecchi “Slow Tech”, ma anche contro gli stessi iPad di Apple.
Un apparecchio che inaugura il segmento del Quiet Tech, una nuova categoria che potrebbe avere molto senso, a prescindere dalle singole soluzioni tecnologiche utilizzate. Nell’implementazione e nei prossimi sviluppi di questo settore si gioca il futuro di quest’azienda, che comunque ha iniziato con lo stupire tutti fin dal suo esordio.