Durante le presidenziali USA del 2016, che secondo alcuni sarebbero state influenzate dalle bufale sui social, una società russa che ha creato falsi account e pagine su Facebook acquistando 100.000 dollari in pubblicità: a riferirlo è il Washington Post che ha indagato e ricondotto i falsi account account ad una “troll farm” russa, Internet Research Agengy, nota per promuovere la propaganda del proprio paese.
La strategia è stata abbastanza articolata e sottile: gli annunci hanno cominciato ad essere pubblicati nell’estate del 2015, ma solo un piccolo numero di loro ha citato direttamente i due principali candidati alla presidenza USA, Donald Trump e Hillary Clinton.
Gli altri annunci hanno pubblicato messaggi incentrati su temi di forte polarizzazione, come tensioni razziali o diritti LGBT. La tattica, che i russi hanno anche impiegato su Twitter, era pensata per creare divisioni interne fra il pubblico statunitense e ridurre la fiducia nella democrazia.
Una strategia che, secondo alcuni osservatori, potrebbe essere stata coordinata da qualcuno che all’interno degli USA aveva interesse a creare una campagna elettorale fortemente incentrata sulla destabilizzazione e sullo scontro dialettico, piuttosto che sul dialogo costruttivo e la diplomazia.
“La stragrande maggioranza degli annunci gestiti da questi account non ha mai specificamente fatto riferimento alle elezioni presidenziali statunitensi, al voto o ad un particolare candidato”, ha dichiarato in un post sul blog il responsabile della sicurezza di Facebook Alex Stamos.
Complessivamente, Facebook ha trovato circa 3.000 annunci sospetti, che hanno generato 100.000 dollari di entrate, annunci pubblicizzati tra il giugno 2015 e il maggio 2017. Gli annunci sono stati collegati a circa 470 account utente e pagine false che erano affiliati e probabilmente operavano dalla Russia.
100 mila dollari sono poca roba nel bilancio di Facebook ma si tratta della prova definitiva che la propaganda ha avuto comunque un ruolo nelle ultime presidenziali USA.