Con la crescita di applicazioni professionali come Photoshop si pensa che esistano persone capaci di dominarlo e di creare, letteralmente, delle composizioni artistiche grazie a qualche cosa che gli utenti normali possono chiamare “superpoteri”. Conoscenze a cui noi comuni mortali non arriveremo mai, strumenti il cui utilizzo ci sarà sempre ignoto. Poi quasi per caso ci siamo trovati alla tappa di Milano del Creative Pro Show per guardare all’opera Tomaš Muller, personaggio di spicco nel panorama mondiale della produzione digitale (Creative retouch, Matte painting, CGI, fotoritocco e illustrazione) e abbiamo, giocoforza, dovuto ricrederci in molte delle considerazioni che ci avevano accompagnato per anni di onorata carriera.
Sia chiaro, Tomáš è un talento cristallino oltre che un ragazzo simpatico e, come si dice, a modo: però è la cosa più strabiliante nel sentirlo raccontare il suo modo di vedere questo lavoro, la sua visione di Photoshop e del rapporto, inevitabile, con clienti di livello mondiale, ma soprattutto il suo modo di operare con Photoshop, utilizzando in modo strabiliante strumenti veramente rudimentali, ignorando quasi del tutto funzioni in altri posti acclamate come meravigliose, mentre Tomáš riesce a creare dal nulla qualche cosa di meraviglioso utilizzando solo Livelli, Pennelli, qualche metodo di fusione e un paio di texture. Roba da un paio di lezioni di Photoshop, a volerla dire tutta, che però nelle mani di questo ragazzo dell’Est diventano una specie di bacchetta magica (in senso figurato, non lo strumento di Photoshop).
Meravigliosa tradizione
Non è un utente Mac Tomáš: durante lo show ha utilizzato due computer con Windows 7 (non è per sottolineare la cosa, ma ad un certo punto uno dei due ha smesso di funzionare) perché, dice, si trova meglio con computer più versatili e elastici dei Mac, che per lui sono poco personalizzabili. “Ho usato Mac per un anno quando lavoravo in agenzia” dice “ma il mio sistema di riferimento è Windows, per via di alcuni software complementari a Photoshop come 3DStudio Max e altri”. Sottolinea anche che “Windows 7 è ancora il sistema migliore per chi opera in ambito desktop in modo produttivo, mentre Widnows 8 offre funzioni che distraggono l’utente. Per Windows 10 invece è ancora troppo presto, aspettiamo qualche altro mese e vediamo che succede”.
Un tradizionalista, non c’è che dire, anche per quanto riguarda i software: incalzato su domande riguardo ad alternative di Photoshop (come il recente rilascio di Affinity Photo) ha ammesso di non aver effettuato delle prove sul campo, tuttavia ritiene interessante una sana competizione nel mercato, una cosa che ad Adobe mancava da diversi anni. La mattinata è passata a sentire Tomáš parlare di creatività, di passione, della propria visione di questo lavoro, tutt’altro che scontata. Fare l’artista digitale non significa solo eseguire dei compiti, ma anche cercare e proporre creatività ai propri clienti, far scoprire loro nuove strade anche se non le chiedono, nuove forme d’arte che provengono solo dal nostro essere: da Italiani, siamo circondati da opere d’arte che sono presenti in tutte le strade, delle città e dei paesi, probabilmente siamo uno degli stati con la più alta concentrazione di arte e non ce ne rendiamo conto, mentre Tomáš dice che ama venire in Italia anche per questo.
Tra l’altro adesso viviamo in un mondo che è molto più grande che in passato: grazie a Internet possiamo lavorare e comunicare con chiunque in pochi secondi, che stia in Brasile o sotto casa, non ha importanza. Lui stesso ha ammesso di aver collaborato per anni con una importante agenzia italiana ma di aver incontrato fisicamente il suo interlocutore principale solo grazie ad uno degli eventi del CPS, e che in anni di lavoro non hanno mai avuto la necessità di essere nello stesso posto, perché con email, videochiamate e cloud è possibile operare in lontananza senza nessuna difficoltà.
Tomáš ha ammesso che ha iniziato la sua attività anche perché lui non ama il lavoro da ufficio, nel quale ogni giorno è necessario recarsi in un determinato posto: non fa per lui, meglio operare da casa o da un posto dove ci si sente a proprio agio e iniziare a cercare la propria creatività e strada interiore. Sembrano frasi di circostanza, è vero, tuttavia Tomáš non ha mancato di raccontare diversi aneddoti relativi alle difficoltà dei primi lavori, dei primi giorni da libero professionista, dove con molte ore a disposizione per lavorare non c’erano clienti da soddisfare. Eppure ci ha creduto lo stesso, ha iniziato a crearsi un portfolio online (ha ammesso che gli piace molto Behance) e a mettere in alcune composizioni tutta la creatività di cui era capace, e un po’ alla volta i clienti sono arrivati.
Anche l’ispirazione ad altri artisti è importante, tuttavia è doveroso cercare costantemente la propria strada, il proprio marchio, perché nel mondo del business questo è molto importante.
Una delle domande più importanti è stata quella relativa all’attrezzatura: molti dei partecipanti erano chiaramente agli inizi e l’investimento non è mai da sottovalutare. Dato per scontato Photoshop, altri software si selezionano in base alle proprie necessità, mentre per quanto riguarda l’hardware è vero che i software 3D richiedono molta potenza per il rendering, che altrimenti si trasforma in un alto costo per i clienti, mentre per l’uso con i software di Adobe di solito le richieste sono minori. Tomáš ha sottolineato comunque quanto importante sia l’utilizzo di una tavoletta grafica, per via del riconoscimento della pressione e degli effetti che riesce a dare nelle pennellate. Ma il fattore più importante non è né la potenza né il marchio sopra il computer: la cosa più importante è che l’ambiente di lavoro sia comodo e confortevole. I muri, il computer, il mouse, la tavoletta, le app: tutto serve per metterci a nostro agio e a produrre in modo migliore.
Al lavoro
Vedere Tomáš al lavoro è un po’ disarmante. Non ce ne vogliano i lettori, ma spesso ci si aspetta da artisti di questo rango un metodo di lavoro spumeggiante, ricco di effetti e un utilizzo di strumenti sconosciuti ai più. Invece questo baldo ragazzotto utilizza Photoshop in modo stranamente semplice e a dire il vero anche un po’ disordinato (i nomi dei livelli sono del tutto soggettivi, spesso lasciati così come sono creati), così come gli strumenti utilizzati non sono nulla di mirabolante. La demo è stata fatta su una copia di Photoshop CS6, un prodotto di qualche anno fa, eppure perfettamente in linea con le esigenze attuali.
Molto del tempo di Tomáš è dedicato a dettagli di secondo piano, che inizialmente non sembravano così importanti: oltre allo scontorno, la luce è fondamentale, perché permette ai soggetti all’interno del compositing fotografico di diventare reali: allo stesso tempo anche le ombre, naturali o artificiali, diventano un’arma molto efficace perché offrono tridimensionalità. La bravura di Tomáš si vede soprattutto nell’utilizzo dei pennelli, il suo strumento preferito (dice che ama molto crearne di personalizzati), quando crea foschie, zone di luce, riflessi e anche quando mette in evidenza parti di un’immagine prima prive di significato, letteralmente dipingendo con un colore chiaro o scuro utilizzando un metodo di fusione per esaltare la zona.
Processi apparentemente banali e spesso utilizzati solo per la didattica di uno strumento diventano armi micidiali nelle sue mani, e operazioni ed effetti incredibili sono basati su operazioni banali quando le si vedono eseguite in un paio di passaggi. Senza contare la maestria data dall’esperienza: molti strumenti che utilizziamo ogni giorno e che servono a ritoccare le immagini, come ad esempio a togliere il rumore di fondo (uno dei problemi più noti nelle fotocamere digitali) Tomáš li ribalta e ogni tanto il rumore lo aggiunge, perché serve a dare credibilità ad uno scatto, magari di sfondo su una zona scura.
È molto importante quando si crea una composizione pensarla per diversi utilizzi e seguire le necessità del cliente: ad esempio se la composizione è destinata al mondo dell’editoria bisogna prevedere uno spazio per il testo, oppure pensare a riutilizzare il soggetto anche con tagli diversi, verticale o orizzontale. Sono anche questi dettagli che rendono un buon soggetto vendibile. Inoltre è necessario a volte prevedere le esigenze del cliente: Tomáš utilizza moltissimo i livelli di regolazione e in pratica (per quello che ci è dato a vedere) la sua tecnica è basata su una progressione dinamica, dove ogni singolo ritocco, da una pennellata a una correzione cromatica, da un’ombra a un riflesso risiede in un livello apposito. Questo gli consente di intervenire sull’immagine per assecondare le esigenze del cliente, senza dover ricostruire troppe cose anche a costo di ottenere file di Photoshop con un numero (davvero) incredibile di livelli. Ammette però che talvolta un buon dialogo con un cliente è migliore di qualsiasi ritocco, perché se una richiesta è troppo lunga o inutile, va sottolineato e se il cliente ha bene in mente il risultato e il budget, lo capisce da solo.
Siamo tutti Tomáš Müller
La fine della giornata ci ha lasciato con l’impressione che, in questo lavoro, la creatività è ancora una delle migliori carte a nostra disposizione. Tomáš Müller è molto bravo in Photoshop, probabilmente anche in altri software di cui ha solo accennato, ma come tutti noi è un essere umano: non aveva la “S” sul petto e non abbiamo visto nessun superpotere. Studio, applicazione, dedizione, una maniacale attenzione ai particolari, una forte attenzione a dettagli che potenzialmente vediamo solo noi, una buona dose di coraggio e di sperimentazione sono però elementi che ci possono portare a scoprire il nostro “Tomáš Müller”, magari più bravo anche di lui, magari diverso e più efficiente in un campo lievemente diverso, ma sempre entusiasmante.
Tomáš Müller ama molto il suo lavoro, non c’è un’altra strada per farlo.