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Impennata di cyber-attacchi sui dispositivi Android: +40% nel 2018

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Alla fine del terzo trimestre 2018 gli analisti GData hanno rilevato 3,2 milioni di nuove applicazioni dannose per Android: un incremento superiore al 40% anno su anno. I cybercriminali concentrano l’attenzione sul mobile, specificamente sui sistemi Android, visto che a livello globale otto utenti su dieci scelgono smartphone con il sistema operativo di Big G a fronte dei prezzi vantaggiosi.

Ogni giorno circa 12.000 nuove app dannose per Android

Impennata di cyber-attacchi sui dispositivi Android: +40% nel 2018

Annus horribilis il 2018 per i detentori di dispositivi Android. Gli analisti si aspettano per la fine dell’anno un nuovo record negativo, sostenuti dalle rilevazioni condotte fino alla fine del terzo trimestre. Ogni giorno si contano circa 11.700 applicazioni dannose ai danni del popolare sistema operativo: in nove mesi abbiamo già quasi raggiunto il volume di malware riscontrato nell’intero 2016. Il livello di criticità per Android ha segnato un nuovo picco: non solo i malware risultano pericolosi ma anche l’assenza di aggiornamenti per gli smartphone.

Android: sinonimo di insicurezza?

Impennata di cyber-attacchi sui dispositivi Android: +40% nel 2018

A fronte di queste cifre è inevitabile domandarsi se Android è insicuro di per sé stesso. Dare una risposta al quesito non è proprio facile. Innanzitutto, vale la pena dare uno sguardo alle quote di mercato: circa l’80% di utenti smartphone ne possiedono uno dotato del sistema operativo Android. Ovviamente l’ampia diffusione è una diretta conseguenza del prezzo vantaggioso: sul mercato sono disponibili prodotti Android davvero validi a costi contenuti.

Per giudicare il livello di sicurezza garantito da Android non si può ignorare quanti vecchi smartphone sono ancora in circolazione. Motivo per cui già nel 2017, Google ha reagito rendendo possibile distribuire più rapidamente gli aggiornamenti di sicurezza grazie al Project Treble implementato dalla versione 8 di Android. Una misura utile ma di portata limitata, se si considera che, ad oltre un anno dal suo rilascio, Android 8 è attualmente installato su uno smartphone su cinque e che con una percentuale di diffusione pari allo  0,1% l’attuale release 9 (“Pie”) è praticamente assente.

Rapida distribuzione degli aggiornamenti di sicurezza

Impennata di cyber-attacchi sui dispositivi Android: +40% nel 2018

Il segreto per una protezione migliore di smartphone e tablet risiede nella distribuzione rapida degli aggiornamenti di sicurezza. Secondo i ricercatori, anche i produttori dei dispositivi mobili dovrebbero dedicare maggior attenzione all’argomento, implementando processi qualitativamente superiori.

The Verge annoverava la scorsa estate che Google avrebbe imposto ai produttori di dispositivi dotati del sistema operativo Android di fornire aggiornamenti di sicurezza per un periodo pari a due anni, nel primo dei quali i telefoni cellulari ne devono ricevere ben quattro. Anche nel secondo anno sono necessari aggiornamenti regolari, affinché alla fine di un mese i dispositivi siano almeno protetti contro le vulnerabilità identificate entro i 90 giorni precedenti l’effettivo rilascio.

Questa regolamentazione contrattuale però è vincolata a determinate condizioni. L’iniziativa include innanzitutto esclusivamente smartphone che sono stati attivati da almeno 100.000 consumatori e riguarda solo i dispositivi lanciati sul mercato dopo il 31 gennaio 2018. Ampie parti della nuova regolamentazione dovevano essere applicate a partire dal 31 luglio ma l’implementazione definitiva è stata prorogata al 31 gennaio 2019.

Anche il kernel Linux va urgentemente aggiornato. Greg Kroah-Hartman di Linux-Foundation conferma che, Google Pixel di nuova generazione a parte, non esiste alcun dispositivo Android dotato dell’attuale versione del kernel, cosa che espone gli smartphone e i tablet ad ulteriori attacchi: tutte le modifiche apportate al kernel sono visibili nel software open source, quindi gli aggressori devono soltanto leggere quali sono le vulnerabilità a cui gli sviluppatori del kernel hanno posto rimedio.

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