Non ci sono ricette. Non ci sono soluzioni. E scusate se per una volta, nonostante la nostra incrollabile fede nelle magnifiche e progressive sorti della tecnologia e il nostro inguaribile ottimismo della passione (oltre che della ragione) per tutto quanto è digitale, il nostro animo tentenna. Si scuote. Perde un lieve colpo.
Perché questa grande festa per gli occhi alla quale stiamo assistendo estasiati da alcuni anni, addirittura vorticosa negli ultimi mesi, è foriera di sviluppo che probabilmente, se niente cambierà, saranno funesti.
Il nocciolo del problema
Siamo a Dubai, la metropoli degli Emirati Arabi Uniti. Una città che ha fatto dell’innovazione e dell’apertura al commercio la sua chiave di volta per raggiungere al successo. È qui che si tiene da decenni il Gitex, la “Gulf Information Technology Exhibition”. È la più grande fiera IT del Medio Oriente, che si tiene ogni anno a Dubai e, da questo inverno, avrà anche una versione “invernale” in Marocco. La fiera è nata nel 1981 e ospita ogni anno alcune centinaia di migliaia di visitatori e decine di migliaia di espositori.
Ci sono aziende da tutto il mondo: quello a noi occidentali noto (Usa, Europa, ma anche Cina), quello che non ci aspetteremmo di vedere (Africa, Far East) e quello che sarebbe vietato vedere per noi (a causa degli embarghi) cioè Iran, Russia. In questo crogiuolo di popoli e di tecnologie, di etnie e di aziende, spicca un elemento: l’intelligenza artificiale. La quale, applicata a robotica e a realtà aumentata, è diventata il vero motore per il cambiamento del mondo.
Cosa sta succedendo nel nostro futuro
Quel che sta per capitare, almeno guardando all’intensità dei cambiamenti prospettati qui a Dubai, ma anche in decine di altri posti nel mondo, è una esplosione di tecnologie certo nuovissime ma soprattutto reali. I robot che fanno cose, interagiscono con il mondo, i visori che propongono realtà sintetiche, i sogni pieni di pecore elettriche di androidi e altri animali digitali. Tutto questo sta aprendo la strada a un universo del quale non sappiamo più gestire le coordinate.
Dicevamo in apertura che noi “vecchi” di Macitynet abbiamo visto susseguirsi varie stagioni della tecnologia. Una dopo l’altra, come onde, più o meno vanno a battere sempre nello stesso posto. Alle volte un po’ più vicine, altre volte un po’ più lontane, segnando un bagnasciuga che all’apparenza dovrebbe, con vichiana regolarità, percorrere sempre gli stessi corsi e ricorsi.
Tuttavia, c’è un dubbio che serpeggia tra i vecchi cronisti che si ritrovano a Dubai dopo decenni di visite in decine e decine di fiere e manifestazioni, anno dopo anno, da tutti i vecchi paesi europei che partecipano al Grande Gioco della tecnologia. Siamo gli anziani giornalisti tech del Pais, del Mundo, di Les Echoes, della Tribune e di decine di altre testate portoghesi, spagnole, francesi, belghe, olandese.
Una sorta di armata di Brancaleone che ogni anno perde un pezzo, un altro forse si aggiunge e forse non tornerà più. Evento dopo evento, in maniera irregolare, ricordando fidanzamenti, matrimoni, figli, separazioni, abbandoni, lutti. È la vita che passa in sala stampa tra i manovali dell’informazione e non certo i grandi inviati delle grandi guerre. A seguire questi eventi di tecnologia che permettono però di vedere un aspetto unico del mondo e di raccontare storie che toccano il futuro più in profondità, in maniera carsica e meno traumatica rispetto alle guerre e alle tragedie di tutti i tempi, ma con un impatto cumulativo decisamente più forte.
Cosa si vede al di là della linea dell’orizzonte
Quel che si vede oggi, guardando tra gli stand della fiera di Dubai, questo Gitex edizione 2023 che va avanti con i mille colori, sapori e odori presenti, è un mondo che sta prendendo fuoco. Un mondo che si sta trasformando in maniera realmente radicale.
Un mondo in cui quel che succede oggi è una trasformazione irrevocabile, pensata forse a tavolino da pochi grandi nelle stanze del potere digitale della Silicon Valley (i Mark Zuckerberg, gli Elon Musk, lo stesso Tim Cook) ma che poi prendono forza e accelerano come il vento grazie a milioni di piccole e grandi aziende di tutto il mondo che mettono dentro il loro sapere, le loro aspirazioni, la ricerca, la tecnologia, la voglia di avere successo, la spregiudicatezza.
Ed ecco i bracci robotici, i sistemi di riconoscimento, le soluzioni sempre più ricche e sempre più complesse e pervasive per le case smart ma senza privacy, per i sistemi per generare ricchezza con cripto e blockchain. Un mondo in cui i social hanno subito una accelerazione e trasformazione che sfugge a molti ma in cui soprattutto i robot si stanno svegliando ed entreranno nelle nostre case, sempre più esperti di mondo e della nostra vita. E in cui i sistemi di realtà aumentata aggiungeranno sale, sapore e colore alle nostre vite, rendendo forse la dipendenza da schermi oltre che epidemica e pandemica anche assoluta.
Il prossimo anno sarà diverso
Quel che il futuro che vediamo girando per eventi e incontrando persone entusiaste e desiderose di accelerare sempre di più, con mode e manie che si accendono improvvise tra i giovani e meno giovani nelle loro reti sociali e bruciano intensissime come incendi della steppa, fuochi di paglia rapidissimi e incontenibili, è quello di un futuro che per la prima volta non sarà una ripetizione di quello passato. Non sarà un nuovo ciclo già visto con gadget apparentemente diversi ma in realtà sempre uguali.
Quello che vediamo realizzarsi forse è la fine definitiva di un lunghissimo ciclo iniziato a metà dell’ottocento e che pian piano ha riassunto la somma di moltissime aspirazioni, trasformato radicalmente la vita e la società umana ma sostanzialmente costruito una società che appariva solida e ben centrata. Una società che adesso sta per scomparire, sostituita da qualcosa d’altro che ancora non capiamo e comprendiamo a fondo.
Basta la vista di un robot che si muove all’interno di una stanza, capace di “guardare” e “capire” non solo la posizione ma anche l’espressione e le emozioni di chi sta entrando per cambiare tutto il contesto, accendere e spegnere le luci, spostare gli oggetti. Questo in un contesto in cui le città si trasformano con l’aggiunta di tecnologie futuristiche che permettono di estrarre energia e nutrimento dalla natura in maniera inedita, proponendo cellule abitative biologiche rigeneranti e completamente diverse dal tipo di edilizia tradizionale, adatte a sopravvivere e far sopravvivere le persone in una Terra devastata da cambiamenti climatici sempre più violenti.
La lettura da fantascienza al tempo stesso positiva e distopica apre la strada a possibili interpretazioni di quel che sta succedendo che non hanno un modo facile per presentare il futuro. Quel modo è possibile modularlo con ottimismo oppure farsi per un attimo impressionare e pensare che in realtà quello a cui stiamo per assistere sarà un futuro tremendo.
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