Il problema e la crisi batterie Galaxy Note 7, con il richiamo di 2,5 milioni di dispositivi e costi elevati, soprattutto in termini di immagine, è dovuto alla scelta di Samsung di voler battere Apple sul tempo, arrivando prima sul mercato con il suo phablet rispetto a iPhone 7. La ricostruzione della vicenda è offerta da Bloomberg a partire dalle informazioni riservate, riconducibili ad alcuni dipendenti Samsung ma anche di fornitori esterni.
All’inizio di quest’anno i dirigenti Samsung hanno realizzato che iPhone 7 non sarebbe stato rivoluzionario come atteso, con un design praticamente identico ai due modelli precedenti e presumibilmente con novità tecnologiche limitate. Lo scenario è stato interpretato come ideale per anticipare il lancio di Galaxy Note 7 con schermo curvo in altissima risoluzione, riconoscimento dell’iride e ricarica veloce della batteria.
Per capitalizzare questa opportunità sono stati accelerati i tempi di progettazione e sviluppo, con lunghe maratone di straordinari per i dipendenti Samsung e poi anche con una notevole pressione su tutti i fornitori di componenti.
Il colosso sud coreano è riuscito nell’impresa ma i problemi sono cominciati pochi giorni dopo il lancio. Mentre i test preliminari degli operatori non avevano rivelato problemi, hanno cominciato a moltiplicarsi le segnalazioni online degli utenti di terminali in fiamme ed esplosi.
Secondo esperti di mercato e analisti il problema è stato aggravato perché inizialmente è mancata una risposta univoca da parte di Samsung che subito ha consigliato di non usare i terminali e dopo un paio di giorni ha rilasciato invece un update che limita la ricarica evitando il problema batterie Galaxy Note 7, suggerendo quindi che l’uso era possibile. Il colpo finale è poi arrivato il 7 settembre quando è risultato chiaro che iPhone 7 era tutt’altro che un upgrade minore e che, nonostante una estetica quasi invariata, contiene diverse novità tecnologiche rilevanti.
All’interno del quartiere generale Samsung sembra ci siano stati momenti di crisi e stress. Quella che doveva essere l’occasione per battere Apple sul tempo e rimandare al mittente le accuse di imitazione, si è trasformata in una catastrofe di immagine, aggravata, sembra, dalla mancanza di una guida univoca. Bloomberg ricorda che il patriarca Lee Kun-Hee colpito da problemi cardiaci nel 2014 non è ancora stato sostituito dal figlio Jay Y. Lee o da un altro top manager.
Con le indagini interne per isolare il problema e risalire al componente difettoso, si sperava di trovare la causa in una parte fornita da una società esterna ma così non è stato. Sembra infatti che il problema batterie Galaxy Note 7 sia dovuto agli accumulatori forniti proprio da Samsung SDI, una controllata del gruppo che realizza batterie per diversi altri marchi, Apple inclusa.
Il piano di richiamo di 2,5 milioni di terminali ora prevede la sostituzione con un nuovo Galaxy Note 7 dotato di una batteria realizzata da uno degli altri fornitori.
Le ultime stime per il richiamo indicano una spesa nell’ordine dei 2 miliardi di dollari che verrà in parte coperta con la vendita di asset Samsung in Seagate, ASML Holding NV, Rambus e Sharp per un totale di circa 891 milioni di dollari annunciata domenica 18 settembre. Ma il danno di immagine e il recupero della fiducia dei clienti saranno lenti e non semplici. Nel frattempo iPhone 7 è già uscito e le sue prestazioni stanno surclassando il dispositivo che doveva rappresentare il maggior concorrente.