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Cresce per la prima volta da anni il fatturato globale dell’€™industria musicale

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Lo scorso anno il fatturato dell’industria musicale è cresciuto per la prima volta dal 1999. E’ quanto riportano alcuni dati resi noti dall’International Federation of the Phonographic Industry (“Federazione internazionale dell’Industria Fonografica”, nota anche con l’acronimo IFPI), organizzazione che rappresenta gli interessi dell’industria discografica a livello mondiale. I ricavi sono aumentati dello 0.3%, un merito che l’IFPI attribuisce a un mix tra download, abbonamenti e altri sistemi distributivi. Le entrate concernenti la musica digitale in particolare sono cresciute del 9% e sono pari a 5.6 miliardi di dollari, poco più di un terzo del totale dei 16.5 miliardi dei ricavi complessivi del settore.

Il giro d’affari dell’industria musicale si è ridotto drasticamente nel 1999 quando si registrò il picco del fatturato annuo di 38 miliardi di dollari. La distribuzione in digitale di singoli brani e la pirateria hanno costantemente eroso le vendite di album su CD; le etichette discografiche sono state inoltre lente nell’adattarsi ai nuovi meccanismi resi possibili da Internet. Con l’iTunes Store, presente in 199 nazioni e spesso fonte principale e più nota per il download di brani digitali, anche Apple si è scontrata più volte con le case produttrici e ha dovuto superare non poche difficoltà per la gestione dei diritti. 

Gli abbonamenti ai servizi musicali sono aumentati del 44% nel corso dello scorso anno, permettendo di ottenere un incremento in termini di entrate del 59% già nella prima metà dell’anno. Uno di questi servizi, Spotify, sembra negli Stati Uniti essere in termini di entrate secondo solo ad Apple nell’offerta della musica digitale. Nonostante le rimostranze degli artisti che lamentano entrate modestissime, le etichette sembrano preferire meccanismi già rodati, giacché sono stati gli unici che finora si sono dimostrato valevoli come fonte di reddito.

 

[A cura di Mauro Notarianni]

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