Anche nel 2013 è cresciuta la percentuale di mercato della musica digitale, con lo streaming che sempre di più sta guadagnando posizioni nelle preferenze dei consumatori e l’Italia è sul podio europee di questa rivoluzione, posizionandosi al terzo posto dopo Svezia e Francia. Lo dice il Digital Music Report 2014 diffuso dalla IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) che analizza il mercato a livello mondiale della musica digitale, con dati riferiti all’anno scorso. In diversi Paesi (ad esempio gli Stati Uniti), i profitti del settore superano già quelli dei supporti fisici, ma a livello globale per ora i Cd cubano ancora un 61%.
Il trend sembra comunque essere segnato: la musica a forma di 0 e 1, secondo il report, cresce un po’ dappertutto, facendo registrare un più 4,3% rispetto all’anno precedente. Entrando nei dettagli, il download resta ancora maggioritario (il 67% del totale), ma un vero e proprio balzo in avanti lo fanno i servizi streaming, con un più 51,3% del fatturato e circa 28 milioni di utenti stimati.
Le propensioni al consumo variano molto da Paese a Paese. In Italia gli utilizzatori di un servizio di streaming (come ad esempio Spotify) sono il doppio rispetto a coloro che acquistano musica con il “classico” download: 32% contro il 15%. Un dato spiegabile anche con il fatto che la ricerca non fa differenza tra streming a pagamento con sottoscrizione di abbonamenti, o quella gratuita con inserimento di annunci pubblicitari. I maggiori amanti dello streaming sono gli svedesi (47% contro solo il 7% del download), in Usa le percentuali si eguagliano, mentre in Germania e Regno Unito i consumatori preferiscono ancora il download.
E per quanto riguarda le preferenze artistiche? A dominare i mercati sono soprattutto gli artisti locali e questo soprattutto in estremo oriente: Sud Corea e Giappone. Proprio la situazione del Giappone è in controtendenza col resto del mondo. Al netto del Paese del Sol Levante (che però da solo vale il 20% del mercato discografico mondiale) il settore non avrebbe fatto segnare nessuna sostanziale modifica rispetto all’anno precedente. Ma il pessimo risultato Giapponese (quasi il 17% in meno e una fisiologica resistenza all’abbandono dei supporti fisici) muove l’ago ella bilancia, facendo segnare un meno 3,9% sui ricavi mondiali.
Un ultimo dato. Nella statistica della conoscenza dei servizi di distribuzione di musica da parte dei consumatori, iTunes è al secondo posto, dietro a YouTube e davanti ad Amazon. Spotify è quarta.