Adobe potrebbe rimborsare gli utenti che nella giornata di giovedì 15 con Creative Cloud fuori servizio non hanno potuto avviare le applicazioni della suite per via di un malfunzionamento che per 24 ore ha impedito loro di accedere ai server dedicati alle verifiche della validità degli abbonamenti. È quanto pare di capire leggendo una dichiarazione della software house riportata da Reuters.
Come abbiamo spiegato i programmi in questione non hanno necessità di avere una connessione internet sempre attiva ma tentano di convalidare le licenze software ogni 30 giorni e – se siete stati tra gli sfortunati – non è stato possibile per 24 ore lanciare le applicazioni (programmi quali Photoshop, Illustrator e Flash) in locale. Gli iscritti a piani annuali possono utilizzare le applicazioni in modalità offline per un massimo di 99 giorni. Gli iscritti a piani mensili possono utilizzare le applicazioni in modalità offline per un massimo di 30 giorni.
Vanessa Rios, portavoce di Adobe, spiega che si è trattato di un problema a un database. “Prendiamo seriamente la questione” spiega ancora la Rios “e risarcimenti saranno considerati caso per caso”. Non è chiaro quali saranno i criteri di valutazione che saranno adottati, ma per alcune realtà il mancato funzionamento è stato effettivamente un problema. L’inglese Daily Mail, ad esempio, non ha potuto rilasciare la versione digitale del quotidiano per iPad.
Adobe afferma che il malfunzionamento non è stato causato da problemi di sicurezza. La software house, lo ricordiamo, a ottobre dello scorso anno è stata vittima di un “ricercato” assalto che ha consentito a pirati informatici di entrare in possesso del codice sorgente di alcune sue applicazioni (Coldfusion e qualcuno dice anche Acrobat) e dei dati personali di quasi 3 milioni di clienti.
Stando ai dati dichiarati da Adobe, a fine febbraio i clienti della Creative Cloud erano 1.84 milioni.