Craig Federighi, Vice Presidente di Apple responsabile Software Engineering, ha riferito il pensiero dell’azienda sul tracciamento pubblicitario e altre tematiche legate alla privacy in un intervento nell’ambito dell’European Data Protection and Privacy Conference.
Il dirigente della Mela ha evidenziato l’importanza della privacy per Apple – diventato un elemento centrale delle attività aziendali – spiegando che è «Assolutamente possibile progettare tecnologia che rispetti la privacy degli utenti e tuteli le loro informazioni personali». E ancora «Se si parla di rispetto della privacy, siamo felici di vedere i nostri concorrenti copiare il nostro lavoro o vederli sviluppare funzionalità legate alla privacy dalle quali possiamo imparare».
Apple ritiene che la privacy dovrebbe essere un diritto fondamentale e per questo è ferma sostenitrice della lnecessità di integrare funzionalità specifiche nei sistemi operativi di tutti i suoi prodotti. «Siamo responsabili non solo per l’impegno alla protezione della privacy ma anche di mettere effettivamente tale impegno in pratica nella scrittura codice», ha detto ancora Federighi.
Facendo eco a quanto già detto dal CEO Tim Cook nel 2018, mettendo in guardia dai rischi dell’abuso dei dati diventato arma e il rischio sorveglianza, ha sottolineato i pericoli che bisogna affrontare in questo momento «Mai prima d’ora il diritto alla riservatezza, il diritto a gestire i dati sotto il proprio controllo, è stato sotto attacco come ora».
Federighi ha parlato brevemente della storia dell’informatica, evidenziando che i dati erano originariamente memorizzati su floppy disk e conservati in contenitori tenuti sulla scrivania, e non nel cloud. Ora, spiega «La centralizzazione di massa dei dati mette a rischio la privacy, non importa chi li raccoglie e quali intenzioni abbia. E quindi riteniamo che Apple debba essere in possesso di meno dati possibili sui propri clienti».
«Altri – spiega ancora Federighi – hanno un approccio del tutto opposto. Prendono, vendono e accumulano gran parte delle vostre informazioni personali il più possibile. Il risultato è un complesso dato industriale, in un contesto nel quale operatori oscuri lavorano per esflitrare gli elementi più intimi della vostra vita e sfruttare quello che riescono a individuare, che si tratti di vendervi qualcosa, di radicalizzare le vostre opinioni o ancora peggio».
La risposta di Apple a questo è prima tutto non raccogliere dati, scelta che definisce «Data minimization»; altra linea di intervento di Cupertinoa è effettuare l’elaborazione di alcuni dati direttamente sul dispositivo e non sul cloud, un approccio che permette di conservare i dati privatamente sotto il controllo dell’utente. Federighi ha spiegato che Apple continua a lavorare per essere il più trasparente possibile nella raccolta dei dati, fornendo sempre agli utenti tutti i controlli possibili. Tutti i prodotti e le funzionalità su cui lavora l’azienda sono sviluppati in collaborazione con un team che si occupa esclusivamente di privacy, qualcosa che non è inusuale in molte aziende ma a rendere diversa Apple è che il team è incaricato di individuare tutti i modi possibili per ridurre al minimo la necessità di raccogliere dati, arrivando anche al punto di ritardare un prodotto o un servizio se è necessario apportare migliorie in termini di privacy e sicurezza.
Federighi ha parlato anche dell’evoluzione di iPhone e la necessità della cifratura end-to-end, evidenziando che su questi dispositivi sono presenti informazioni personali e aziendali riservate e che la necessità della privacy è fondamentale. «Il problema è che le comunicazioni su internet avvengono raramente in modo diretto. Quando si comunica con un’altra persona online, i vostri messaggi non raggiungono direttamete l’altro ma devono prima passare una serie di intermediari, dalla Wi-Fi gratuita che usate da qualche parte, per passare dai servizi dei provider che sono la spina dorsale di internet. Se i dati inviati non sono protetti, questi e altri intermediari, possono intercettare le vostre conversazioni e sfruttare quanto carpito per i loro scopi». Il riferimento di Federighi sembra essere a iMessage e FaceTime, servizi che sfruttano la codifica end-to-end, non permettendo a terzi di decodificare il contenuto delle conversazioni quando sono in transito tra dispositivi.
«Gli spostamenti, consentono di capire molto su di voi» spiega ancora Federighi, tenendo conto di elementi quali i luoghi di culto frequentati, le cliniche mediche visitate e così via. «C’è un potenziale enorme che è possibile ottenere da questi dati dei quali si potrebbe fare abuso; per il modo in cui alcune app sono progettate, gli utenti potrebbero non rendersi conto dei dati che stanno loro fornendo». Federighi ha evidenziato il lavoro continuo di Apple per proteggere questa tipologia di informazioni, inclusa l’opzione “Posizione esatta” di iOS 14 che consente di specificare per ogni app se consentire di determinare o meno la posizione esatta (quando l’opzione non è attiva, le app possono determinare la posizione solo in modo approssimativo).
Federighi ha evidenziato ancora il lavoro di Apple per impedire a «Rapaci» aziende specializzate in annunci pubblicitari di tracciare gli utenti via internet, evidenziando che il tracciamento della pubblicità solo con il consenso (una funzionalità prevista in iOS 14), è stato visto da altre aziende come «Un sabotaggio del modello economico di internet», qualcosa che non è avvenuto. L’intervento completo di Federighi sulla privacy è disponibile nel filmato che riportiamo in questo articolo a partire dal minuto 49.
Il manager di Apple ha parlato anche delle nuove regole per il tracciamento pubblicitario degli utenti a cui gli sviluppatori dovranno attenersi e che impedisce il tracking senza l’esplicito consenso degli utenti. Alcune aziende (un velato ma non troppo riferimento a alcune dichiarazioni di Facebook) non vorrebbero la nuova implementazione, e hanno cominciato a riportare «Bizzarre affermazioni» secondo le quali è meglio non implementare tali funzionalità, mettendo in giro false argomentazioni per bloccare qualcosa che non sarebbe positivo dal loro punto di vista. «Vogliamo che il mondo faccia riferimento a queste argomentazioni per quello che sono: uno sfacciato tentativo per continuare a mantenere lo status quo con meccanismi invasivi della privacy».
Federighi ha ribadito la necessità di collaborare con le autorità di regolamentazione, portando a principi che trovino espressione in prodotti e servizi di aziende come Apple e non solo. «Nel mondo attuale, alcune soluzioni possono diventare obsolete in fretta; il ritmo dei cambiamenti è implacabile, ma altrettanto lo è quello del progresso. Ogni giorno lavoriamo per espandere le frontiere di quello che è possibile, […] i nostri sforzi possono essere un riferimento e un aiuto per rafforzarci reciprocamente. Insieme possiamo ottenere risultati che sarebbe impossibile ottenere da soli».
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