Fare una compravendita in Bitcoin, la crittovaluta peer to peer basata sulla tecnologia blockchain, ha un costo energetico enorme: superiore al fabbisogno energetico di una tipica casa americana per una settimana. E ogni giorno avvengono circa 300mila di questi passaggi di moneta digitale.
A sostenerlo sono alcuni ricercatori guidati da Alex de Vries, ripresi da Motherbord, secondo i quali il consumo energetico così elevato è dovuto sia al costo del “mining” della valuta digitale che all’allineamento di tutti i database locali degli utilizzatori del sistema.
Vale la pena ripetere come funzionano i Bitcoin e le blockchain: in sostanza ogni utente con un portafoglio contenente dei Bitcoin partecipa alla catena peer-to-peer e ha un registro completo di tutti i passaggi di proprietà dei Bitcoin. Questo, molto semplificato, è il presupposto che permette di avere una valuta decentralizzata e priva di controllo centrale. Ogni transazione è garantita dal fatto che viene registrata e verificata da tutti gli altri nodi della rete. Cosa succede in un ambiente di questo tipo, però? Che l’energia necessaria per fare in modo che l’informazione venga trasmessa e registrata da tutti i partecipanti alla rete diventa, per quanto quasi irrilevante nel singolo caso, decisamente più importante nell’insieme.
Qui infatti interviene Digiconomist, che fa due o tre conti e sostiene sostanzialmente due cose: primo, produrre i Bitcoin tramite la risoluzione di problemi matematici (l’attività di “scavo”) costa 24 Terawatt-ora di energia all’anno. Tanto quanto consuma la Nigeria, un paese a bassa industrializzazione con 186 milioni di abitanti.
In media questi sono 215 KWh, kilowatt-ora per ciascuna transazione, con 300mila transazioni al giorno. Dato che il consumo casalingo medio su base mensile negli Usa è di circa 901 KWh, ogni singola transazione economica in Bitcoin secondo questo calcolo basterebbe per alimentare una bella casa americana per circa unas ettimana. In totale, l’uso dei Bitcoin equivale al consumo istantaneo, cioè in ogni secondo di attività, sufficiente per alimentare 2,26 milioni di case degli americani.
Stante la natura dei Bitcoin, che lentamente ma costantemente aumentano (e arriveranno a un numero massimo), è dal 20015 che la bolletta energetica diffusa per le transazioni sta aumentando in maniera significativa, indicando non solo che la crescita enorme di valore dei Bitcoin è figlia di un ordinamento economico differente da quelli tradizionali, ma anche che si tratta comunque di una attitudine speculativa e predatoria delle risorse naturali. Ci sono varie stime basate su approssimazioni numeriche differenti (transazioni, tipologie di computer, consumo energetico) ma il senso totale non cambia: il costo nascosto dei Bitcoin è micidiale.