Ricordate la favola della volpe e dell’uva? Invidia, voglia di avere qualcosa, bisogno di denigrarla per riuscire ad ottenerla. Ecco, forse è questo lo spirito che spinge ad essere un po’ negativi sulla nuova serie Apple Watch 3 con tanto di connessione LTE che, almeno per qualche mese, non arriverà in Italia. Però, davvero: a cosa serve?
Dick Tracy telefonava dal polso nelle futuristiche daily strip inventate da Chester Gould nel 1931 e portate sul grande schermo da Warren Betty nel 1990. Era l’epoca dei primi cellulari, avere telefono al polso sembrava una cosa notevole. Ma oggi? Andare in spiaggia senza telefono ma rimanere lo stesso contattabili, lo ammettiamo, può essere comodo. Ma vale davvero tutta la fatica e la carica di ingegneria per creare un apparecchio dedicato?
Apple, che adesso con Apple Watch sta cominciando a fare “i numeri” e ha superato Rolex diventando il primo produttore al mondo di orologi con un minimo di valore, dice che i marcatempo serie 3 durano una giornata, anzi per la precisione 18 ore. Il modello LTE consuma ovviament un po’ di più. Le pr dell’azienda offrono una sorta di manuale Cencelli del consumo: per arrivare a 18 ore bisogna fare al massimo 90 controlli dell’ora (perché si attiva lo schermo), leggere 90 notifiche, usare per 45 minuti le app e fare 30 minuti di esercizio con la musica attiva. Con il modello LTE ci possono stare anche 4 ore di connessione dati alla rete telefonica (la connessione si attiva quando l’orologio perde quella via Bluetooth del telefono) e 14 ore di connessione Bluetooth con iPhone.
Di tutte le possibili innovazioni di Apple, che in questo modo lancia le SIM di dimensioni microscopiche e ribadisce ancora di più la sua non volontà di mettere la connessione dati telefonica nei suoi MacBook (occuperebbe uno spazio risibile e sfrutterebbe le cornici con le altre antenne dei portatili), questa pare la meno utile. O forse pensiamo così perché da noi non arriva ancora per qualche mese.
Certo, sarebbe interessante se anche i nostri pigri operatori telefonici, anziché proporre “tariffe mensili” della durata di quattro settimane (per arrivare al gustoso paradosso di avere anni composti da tredici mesi), si dessero una bella mossa e configurassero le loro reti per accettare la duplicazione del numero (servizio peraltro già offerto più volte in passato) su due sim diverse. Vedremo se e quando succederà. Se non altro, questa potrebbe essere una buona scusa per abbonarsi finalmente ad Apple Music e salutare Spotify.