È stata Nike a contattare Apple e a dare il via all’accordo che sta suscitando interesse e curiosità nel mondo dei media e del multimedia. Questo uno dei dettagli che stanno dietro a Nike + iPod kit rivelati da un interessante articolo di Business Week pubblicato poco dopo l’annuncio del patto.
Secondo quanto si apprende dal giornale finanziario americano, Nike aveva cominciato a valutare la possibilità di creare qualche cosa di alternativo che potesse lanciarla nel campo delle “scarpe intelligenti” traendo spunto dall’universo digitale, un ambito già esplorato da qualche concorrente (come Adidas) ma senza grande successo. La prima risposta fu un sensore che leggeva i dati della corsa ma le informazioni erano disponibili solo alla fine dell’allenamento. Fu così che Nike contattò Apple alla ricerca di qualche buona idea.
«Inizialmente – rivela il Ceo di Nike Mark Parker – Jobs ci offrì di diventare il nostro fornitore di prodotti per la musica digitale (la società diabbigliamento sportivo aveva appena abbandonato un patto con Philips e poi quello con la defunta Rio NDR), ma noi avevamo in mente qualche cosa di diverso. Quel qualche cosa è poi diventato Nike + iPod Kit.
Business Week racconta poi di come per 18 mesi i team di sviluppo delle due società abbiano lavorato l’uno accanto all’altro cercando di risolvere problemi divergenti. Ad esempio il sensore nella scarpa per Nike era troppo grosso, per Apple troppo piccolo. Un altro problema era la necessità di creare un sistema di trasmissione senza fili. «L’ultima cosa che vorresti mentre corri – ha detto Jobs – è un filo che corre giù per la gamba. Ma il wireless chiede corrente. A questo punto si il trovato un compromesso: un dispositivo che ha una durata di 1000 ore di autonomia che possono sembrare pochi (soprattutto perché la batteria non è sostituibile) ma che in realtà significa che il sensore dura più della scarpa.
Sia Parker che Jobs hanno confermato al magazine che l’accordo è solo l’inizio di una serie di iniziative commerciali congiunte. «Il legame tra due prodotti così differenti ha detto Parker – e il potenziale che genera è enorme»