Una Corte di Appello federale ha rigettato un verdetto di giuria con il quale era stato inizialmente stabilito che Apple doveva pagare 533 milioni di dollari a Smartflash LLC, azienda licenziataria di una tecnologia che aveva lamentato l’uso illegittimo da parte di Apple di suoi brevetti che riguardano le modalità con le quali la Mela memorizza i brani in iTunes.
Nel febbraio del 2015 Smartflash aveva ottenuto verdetto favorevole per il pagamento di 532.9 milioni di dollari da Apple, sostenendo che servizi quali Tunes Store, App Store e iAd, avevano violato tre brevetti legati allo “storage dei dati e alla gestione degli accessi attraverso sistemi di pagamento”. Smartflash non vende alcun prodotto o servizio, preferendo sfruttare licenze legati a brevetti e procedimenti legali per generare profitti. Apple aveva difeso la sua posizione a gran voce accusando Smartflash di sfruttare il sistema dei brevetti statunitense pur non avendo nessuna presenza negli USA e non contribuendo in alcun modo all’economia in termini di lavoro o prodotti.
Smartflash è stata fondata nel 2000 da Patrick Racz, un uomo che registrato molti brevetti relativi a sistemi per la memorizzazione di brani, filmati, giochi e metodi per l’accesso a sistemi di pagamenti elettronici. Racz non ha mai commercializzato nessuna tecnologia e Smartflash non ha mai venduto nessun prodotto.
I patent troll (in altre parole le cosiddette entità non praticanti) continuano a essere un problema per tutto il settore dell’IT; sfruttano i brevetti per ottenere licenze e royalty, senza valutare la concreta violazione e senza temere di avviare cause brevettuali. Lo scopo generalmente non è arrivare ad un giudizio nel merito, ma convincere la controparte ad accordarsi. La natura intrinseca del software rende complesso analizzare dettagli e spesso costringe le aziende ad optare al pagamento delle royalty, opzione meno costosa rispetto a prospettive di cause legali a lunghissimo termine.