Apple produrrà gli iPhone in India. Questa sarebbe, secondo l’analista Ming-Chi Ku, la soluzione che Foxconn avrebbe in mente per ovviare alla grave crisi causata dal coronairus in conseguenza del quale il partner della Mela è stato costrettaoa chiudere i suoi impianti in Cina.
Tutti gli stabilimenti principali sono attualmemte fermi, incluso – dice Kuo – quello di Zhengzhou da cui escono la maggior parte degli iPhone 11 e iPhone 11 Pro. Non è chiaro per quando è stata prevista la riapertura delle linee di montaggio. Sempre secondo l’analista, alla riapertura il tasso di rendimento sarà compreso tra il 40% e il 60% rispetto a quanto la struttura offre con la produzione a pieno ritmo.
I problemi riguardano anche lo stabilimento di Shenzhen: qui vengono assemblati una piccola parte degli iPhone; è il luogo dove sta nascendo “iPhone 12″ e anche se il team di sviluppo non avrebbe smesso di lavorare, si prospettano inconvenienti. Il problema del coronavirus incide sulla mano d”opera. Il rendimento non è più alto del 50% e probabilmente inferiore al 30% dei livelli del periodo di fermata programmata.
Oltre alla Foxconn, simili problemi potrebbero arrivare anche per Pegatron ai cui stabilimenti al di fuori di Shanghaiai è assegnata un’altra parte della produzione. Il secondo più importante partner di Apple ha due strutture in Cina entrambi massicciamente in difficoltà per il coronavirus. Lo stabilimento di Shanghai ha ripreso le attività il 3 febbraio, con una percentuale di tasso di rendimento produttivo del 90%; Kuo prevede licenziamenti con riduzione di circa il 60% del personale dopo la distribuzione delle paghe a fine febbraio.
Kuo riferisce ancora che la struttura di Kunshan, nella provincia cinese del Jiangsu, è quella incaricata per la produzione di iPhone 9. La data prevista per l’avvio della produzione era il 10 febbraio ma è stata rinviata. La percentuale di tasso di rendimento produttivo è prevista tra il 40% e il 60% dei livelli prefestivi.
Come accennato Foxconn sta considerando di spostare la produzione dei dispositivi Apple in in India e Taiwan. Questa scelta permetterebbe di fare fronte nel breve termine alle difficoltà, ma a lungo termine non è la soluzione ideale. Le capacità produttive di tali strutture sono limitate ed è impossibile pensare che queste siano in grado di sostituire le mega fabbriche cinesi o fornire ad Apple tutti i pezzi di cui necessita. Solo la cessazione dell’allarme per l’infezione e le conseguenti scelte da parte del governo cinese potrebbero rappresentare uno sbocco reale.